Parte su RaiUno la nuova serie tv del commissario Montalbano, personaggio surreale nato dalla penna dello scrittore Andrea Camilleri, in cui assisteremo alle prime indagini del nostro beniamino.
Nella serie un giovane Salvo Montalbano, brillante commissario appena nominato, viene inviato nel paesino di Vigata dove comincerà la sua brillante carriera investigativa. Nei panni del commissario in erba troviamo Michele Riondino che appare convincente sia per recitazione che per adattabilità al ruolo; forse la cosa più difficile per un attore che interpreta Montalbano è il mix di dialetti siculi che utilizza Camilleri, ma Riondino essendo pugliese non è estraneo a determinate sonorità quindi anche sotto questo punto di vista fa la sua bella figura.
Certo, magari nella provincia lombarda di Monza-Brianza avranno capito un terzo di quello che dicevano gli attori ma i fan di Camilleri e del commissario Montalbano ormai sono abituati al linguaggio quindi per loro non dev’essere stato un busillisi così arduo comprendere le vaie espressioni dialettali.
Tralasciando la bontà del prodotto televisivo, che pur non raggiungendo la precisione della vecchia serie è comunque molto godibile, è proprio nell’immagine data di Vigata, e per estensione di tutta la Sicilia, che cade l’asino, o lo scecco per attenersi ad un linguaggio campanilisticamente appropriato. Se prendiamo Vigata (che per la cronaca non esiste nella realtà, come molti di voi ben sanno) siamo di fronte ad una situazione molto particolare: una cittadina che fa da base operativa per due famiglie mafiose in guerra, Sinagra e Cuffaro, dove la media della popolazione lavora nei campi, dove i giovani sono per lo più criminali di media e piccola taglia e dove esistono ancora delle famiglie isolate nelle campagne inondate di giallo e di azzurro(questa l’ho rubata di sana pianta a Gaetano). Sarebbe ipocrita negare che realtà del genere siano completamene assenti dalla cara Sicilia ma è un torto ancora più grande dare proprio questa immagine dell’isola: non è così, la Sicilia, anche quella che Camilleri descrive nei suoi libri, è ben diversa dall’immagine che viene fuori dalle serie tv su Montalbano. Situazioni come quella di Vigata non esistono in alcun paese della Sicilia ed è sbagliato lasciare intendere il contrario. Cosa che la fiction tv fa.
Inoltre, nella puntata di questa nuova serie, andata in onda ieri sera, una delle attrici, la giovanissima Valentina D’Agostino, interpreta il ruolo di Viola Monaco, una ragazza appena maggiorenne che non ha mai studiato in vita sua, che è vissuta nell’isolamento agreste impostole dai genitori e che per lavoro fa la criata, ovvero la domestica in casa degli altri. Ebbene questa cosa è impossibile perchè se è vero che vengono raccontati fatti accaduti nei primi anni 90, allora è pur vero che in quegli anni era assurdo che ci fossero famiglie di contadini isolate nelle campagne e soprattutto che una ragazza diciottenne non solo non venisse mandata a scuola ma che lavorasse come domestica. Ma quando mai?
Superate le imprecisioni rimane un’ottima serie con un bel ritmo di narrazione aiutato dalle splendide immagini del Sud Est siciliano, luoghi che nell’immaginario turistico vengono definiti “di Montalbano” ma che io chiamo miei perchè ci sono cresciuto.