Il Giro d’Italia di Bruna / Bruna’s Giro d’Italia

Da Eraniapinnera @EraniaPinnera

It's really all about balance

Sabato 5 maggio prende il via l’edizione numero 95 del Giro d’Italia. Da grandissima appassionata di ciclismo non vedo l’ora, anche perché la corsa rosa è la mia preferita in assoluto. Il ciclismo è il secondo sport in Italia per popolarità e appassionati, e come potrete immaginare non sono l’unica che ama il Giro.

Bruna ha un rituale tutto suo, quando guarda il Giro d’Italia: si accomoda sulla sedia,  capotavola, con il televisore sintonizzato su Rai Sport. Appoggia i piedi su uno sgabellino, così le sue stanche ginocchia non si lamentano. A volte inforca i ferri della lana, oppure indossa un ditale e rammenda qualcosa, tanto per tenere le mani impegnate.

Se la diretta inizia dalla mattina, la tv diventa una radio: dalle pulizie ai fornelli, nella sua casa echeggiano, continue, le voci dei commentatori. Fino alle 18 circa, il mondo per lei non esiste: non c’è evento, incontro, spesa o appuntamento che non possa attendere l’arrivo della tappa. E il processo successivo, ovviamente.

Bruna aveva 13 anni, forse 14, quando si è innamorata del ciclismo, su pista e su strada: ricorda ancora molto bene le dirette sul primo o il secondo canale. Quelle in bianco e nero, quelle che si interrompevano quando la salita si impennava sui monti in tempesta. Accade ancora oggi, ma l’elicottero di Bugno è testardo e caparbio, proprio come la sua bicicletta. Mentre le altre ragazzine del quartiere impazzivano per Gigi Riva, Bruna adorava Antonio Maspes. Mentre le compagne seguivano i Beatles, Bruna seguiva la fame di Eddie Merckx. Mentre le altre piangevano Fred Buscaglione, Bruna piangeva Fausto Coppi, “il Campione dei Campioni”, come lo chiama sempre lei. E a fianco a Coppi, nel suo cuore, un posto speciale ce l’ha Marco Pantani.

Di eventi e personaggi, Bruna, ne ha visti a centinaia, e per ognuno di essi ha un racconto, un epilogo felice, una storia triste. Perché di Giri, dalla sua sedia con lo sgabellino, ne ha vissuti eccome. Parla di Motta, Gimondi, Moser, Chiappucci, Casartelli, Cipollini, Simoni, Cunego. Ma anche di ciclisti stranieri, come Anquetil, Hinault, Kelly, Indurain, Tonkov, Ullrich, Armstrong, con estrema competenza e intelligenza.
E poi mi chiede di raccontarle ancora di quella volta che ho partecipato alla tappa finale del Giro 2009, quando il cuore di Roma pullulava di ciclisti in crono, e dietro il Colosseo si poteva gironzolare tra i team, e avvicinarsi agli eroi fino a quasi toccarli.

Il suo Giro preferito, il più bello di tutti? Quello che vinse Adorni nel 1965. “Fece un Giro stupendo”, dice Bruna sillabando le parole. Perché il Giro emoziona tanto e sempre, anche con un po’ di polvere sulla copertina.

Una tifosa come le altre, un’appassionata come tante. Eppure, Bruna è speciale. Tira un’occhiata al marito, che le strizza l’occhio. “Mi ha promesso un tandem. Saranno almeno trent’anni che lo aspetto”. Ma perché un tandem, le chiedo.
“Sono la maggiore di sette figli, da piccola non c’era tempo per la bici”, mi dice.
Bruna ama il ciclismo come si amano le passioni autentiche, ma non sa andare in bicicletta. Non ha mai imparato. Non sa cosa vuol dire lanciarsi in discese folli, avere i crampi allo stomaco su una rampa infinita. Non sa nemmeno cosa vuol dire avere la brezza che le solletica il viso lungo un viale alberato.

Uno scherzo del destino, o semplicemente un grosso rimpianto. “Rimpianto? No. Finché c’è il Giro, no”.


Saturday May 5th the 95th Giro d’Italia kicks off. As a huge cycling enthusiast I obviously can’t wait to it, even because the “pink tour” is definitely my favorite one. Cycling is the second sport in Italy in terms of popularity and enthusiasts, then I’m not the only one who loves the Giro.

Bruna has her own ritual watching the Giro: she makes herself comfortable on her chair, head of the table, with the television on Rai Sport channel. She puts her feet on a footstool, to let her tired knees rest. Sometimes she knits or mends some socks, just to do something with her hands.

If Rai Sport begins to broadcast live in the morning, it’s like that the tv turns itself into a radio: while she’s doing the houseworks, the voices of the commentators resound into the rooms. Until 6 pm, there is nothing that can divert her attention: there is no event, meeting or buy that can’t wait the end of the stage, after-stage discussions included.

Bruna was 13 – maybe 14 – when she began loving cycling, both on velodrome and on the road: she still remembers very well the broadcasts on the Primo Canale and Secondo Canale (currently Rai1 and Rai2). The black-and-white ones, that were interrupted when riders covered a steep climb on a stormy mountain. It still happens, but Gianni Bugno on the helicopter is obstinate just like when he used to be involved in the race.
While the other girls in the town used to adore Gigi Riva, Bruna adored Antonio Maspes. While her mates worshipped Beatles, she followed Merckx and his stubbornness. While her friends lamented the passing of Fred Buscaglione, she mourned for Fausto Coppi, the Campione dei Campioni (the “Champion of the Champions”), she used to describe him in that way. And beside Fausto Coppi, in her heart, Marco Pantani has a special place.

Bruna has watched a ton of events and personalities related to the Giro, and has at least one anecdote – sad or happy – for each one of those. Because she watched a lot of Giri (pl. for Giro), from her chair with the footstool. She expertly talks about Motta, Gimondi, Moser, Chiappucci, Casartelli, Cipollini, Simoni, Cunego. But also about foreigners such as Anquetil, Hinault, Kelly, Indurain, Tonkov, Ulrich, Armstrong.

She still asks me to tell her when I went to the final stage in Rome, three years ago, when the city centre seethed with riders, and behind the Colosseum you could wander around the teams, approach your heroes until almost touching them.

Her favorite Giro? The 1965 one, when Adorni won. “He run a wonderful Giro”, Bruna says, pronouncing her words clearly and convincingly. Because the Giro touches you even when you talk about a stage you saw 45 years ago.

She is just an enthusiast among others, but she’s special in her own way. She winks at her husband who winks back at her. “He promised me a tandem bicycle. I have been waiting for it for 30 years”. But why a tandem, I asked her. “I’m the first of seven children, when I was a kid there was no time for bicycle”, she told me.
Bruna likes cycling like a real fan, but she can’t ride a bicycle. She never learnt. She has never experienced those crazy downhill slopes, those stomach cramps uphill. She doesn’t even know that sense of freedom that seizes you when you’re covering a tree lined road and the breeze tickles your face.

A twist of fate, or a huge regret. “Regret? Nope. Until the tv broadcast the Giro, no way!”

Photo credit by Michael Neubert

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