Giorni fa vidi un documentario dove un boa constrictor ingoiava un coccodrillo dopo averlo affettuosamente abbracciato. Il giorno successivo diedero in televisione uno special su Dante Ferretti e la sua arte scenografica. Stanotte ho fatto un sogno.
Insieme a Johnny Dorelli sono il protagonista di un film nel quale le case assomigliano a giganteschi funghi a pois rossi e bianchi di marzapane e, al posto della neve, cadono dal cielo piume d’oca. Faccio presente al regista – nel sogno è solo una voce fuori campo – che i telespettatori avrebbero sicuramente notato la stranezza delle costruzioni e che non esistono fiocchi di neve così grandi. “Ma che vuoi saperne tu di cinema!” risponde la voce fuori campo e così me ne vado imbronciato e un tantino offeso.
Sto girando intorno al grande fungo quando a un tratto vedo Johnny Dorelli intrappolato tra le spire di un boa constrictor. Faccio per andarlo ad aiutare, sebbene io sia terrorizzato dai serpenti, ma mi accorgo che Johnny Dorelli si contorce con inspiegata voluttuosità. Il boa lo sta stritolando e lui prova un visibile piacere; comincia a inghiottirlo dai piedi e lentamente sale fino ad arrivare alle spalle e Johnny Dorelli prolunga i suoi gemiti. Poi il boa s’irrigidisce, strabuzza gli occhi e vomita l’attore, il quale, interamente coperto da una sostanza rosea, con magistrale bravura recita la battuta: “non puoi mangiarmi, ho ingollato un chilo di salmone”. E la voce fuori campo fa: “Stop! Buona la prima”.
Dottore, la mia domanda è questa: passino il boa, lo strano set cinematografico e le case dei puffi ma, Johnny Dorelli, che cazzo di film si è messo a fare?
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