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Il giudice loquace ed il Pd in montagna

Creato il 07 agosto 2013 da Giuseppe Lombardo @giuslom
Non è un peccatuccio veniale, quello commesso dal giudice Antonio Esposito, presidente del collegio della Cassazione che ha condannato a quattro anni di reclusione l'imputato Berlusconi. La sua intervista al Mattino di Napoli non può essere derubricata a semplice vanagloria, né particolari attenuanti generiche possono essere concesse allo stesso in funzione della prevedibile demonizzazione subita in questi giorni dalla grancassa dei media berlusconiani. Qui il punto è abbastanza semplice: se sei conscio della tua funzione e sai che un giudice ha il dovere non soltanto di essere ma anche di apparire al di sopra delle parti, non puoi commettere un errore così stupido come rilasciare un'intervista; intervista nella quale, per altro, anticipi le motivazioni di una sentenza di per sé al centro del ciclone. E' un errore grossolano che non può essere giustificato dal tentativo, lecito e sacrosanto, di tutelare la propria dignità professionale dai Sallusti di turno. Anche perché, una volta manifestato questo piccolo vezzo di protagonismo mediatico, scopri il fianco sulla terzietà della magistratura e concedi ad un Azzeccagarbugli qualsiasi di gettare ombre sull'operato della Corte con un'improponibile revisione della sentenza, il tutto a dispetto di quanto sancito all'interno di un iter processuale composto da tre gradi di giudizio. E infatti puntuale ha tuonato Ghedini: "Il fatto è gravissimo e gli organi competenti dovranno verificare l'accaduto che non potrà non avere concreti riflessi sulla valutazione della sentenza". Berlusconi ha tutto l'interesse a tenere alta la tensione e simili scelleratezze rendono il suo gioco considerevolmente più semplice. Come diceva spesso Montanelli, se c'è una cosa in cui il Cavaliere è assolutamente imbattibile, ebbene questa è la capacità di dipingere con profondo vittimismo la sua figura quale eterno agnello sacrificale. Per un uomo fermamente convinto di essere l'Unto del Signore ciò non è poi così surreale.
Ironica ed intempestiva la dura reprimenda del segretario del PD, Guglielmo Epifani, il quale - lungi dal porre fine ad un Esecutivo tenuto in piedi col pongo e per volontà di un evasore - ha voluto ribadire alla base elettorale le priorità del Parlamento per i mesi a venire: legge elettorale e norme dure sul conflitto d'interessi. Cioè tutto quello che il Pd non solo non ha mai avuto il coraggio di fare finora, ma che ha addirittura scientificamente ed impunemente sabotato nel corso di svariate legislature. Basta rammentare il discorso assai toccante dell'allora capogruppo Violante alla Camera, quello in cui, senza troppi giri di parole, l'ex togato richiamava esplicitamente un accordo politico contratto dai Ds per garantire il patrimonio del Cavaliere. Ma questa è storia. Ora il Pd saprà mostrare i muscoli perché, come dice il compagno segretario, "Il principio di legalità in uno Stato democratico viene prima di qualsiasi valutazione politica". Sì, certo, come no.
G.L.Il giudice loquace ed il Pd in montagna

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