Il Giullare
Canti più non ho Per le pallide stelle Luci fatue Di certezze taciute. È il passato Il segreto L’inerzia del vivere mio; Il presente è morire. Non l’ho forse udita? Puttana La morte mi chiama Con voce suadente. Devo forse negarmi S’io altro non sono Del vento tra i rami Un sospiro Ambascia, talvolta Di tetra novella, O abbraccio Di amico consiglio? Ah! Che triste menzogna: Se vero è aria Del mio spirto l’essenza, Perché dunque anelare il ritorno Del titano figliuol di Giapeto Che nel cuore, crogiolo, deponga Infine La bramata scintilla?
Canti più non ho Per la pallida luna E mi spengo Divorato Dalle fauci notturne. Io, giullare A voi rendo lo scettro E silenzio è il mio inchino. Seregno, 9 Novembre 1995
APPUNTI DI VIAGGIO Sono passati così tanti anni che non ricordo più nemmeno l'esatto motivo per cui scrissi queste parole, di certo, doveva essere un momento particolarmente buio. Il 21 settembre 2006 la dedicai ad una donna (nikname "Voce"), peraltro sconosciuta, di cui seguivo le vicende nel suo blog, ormai chiuso. Le sue vicende mi avevano colpito: il suo desiderio di divenire madre anche se al momento senza partner, la malattia che glie lo impediva, i viaggi della speranza in Spagna per l'inseminazione. Il tutto riportato sul blog con uno stile impeccabile, pieno di una passione che trasudava una sincera e bellissima umanità. Le parole che usai per la dedica:
Per una Voce sconosciuta, perchè a volte scrivere davvero esorcizza il nostro male. Perché rileggendo si vivificano le memorie; perché le nostre pagine sono volti, grida e immagini di attimi che anche se di disperazione e odio, illustrano e cantano l'inestimabile valore della vita. Perché solo chi si è perduto nella tenebra può avere la forza di dipingere il volto del buio.