Anche lasciando perdere lo scomposto annaspare poliglotta del nipote di Gianni Letta che riesce a dire nulla in tre lingue, è del tutto evidente che il nuovo esecutivo lavora con un morto in casa: il corpo spiaggiato del Pd, partito come un barracuda alla caccia dei resti del berlusconismo e finito per sua stessa vetero inesistenza e fresca incompetenza sotto forma di baccalà, pronto ad essere impiattato. Lo chef è come sempre Berlusconi che tira le fila del governo, ma il proprietario del ristorante è Napolitano che con l’operazione inciucio, dopo il disastro di Monti, lavora per la creazione di una nuova Dc formata dalla parte più moderata del Pdl, i rimasugli di centro e l’area conservatrice del Pd. E conservatrice compendia sia la parte più esplicitamente tale della ex margherita, sia la resilienza degli apparati, ancora leninisti per sé, liberisti per gli altri.
Certo i necrofori hanno fatto un buon lavoro: vedendo il Pd, così sereno e colorito di fronte al crollo totale delle aspettative della sua base, le prefiche direbbero che sembra vivo. Ma è un oggetto politico morto che vorrebbe disperatamente far incidere sulla pietra delle larghe intese l’epitaffio immaginato da Walter Chiari: elettori non piangete, è solo sonno arretrato. Invece è proprio la fine di un’esperienza e di un percorso, non ci saranno congressi ordinari o straordinari, reggenti o segretari che possano riportarlo in vita. Solo una separazione dei differenti dna che erano stati intrecciati dentro una strategia di puro potere, dunque solo una scissione può salvarne una parte. E mica è facile, vista anche la questione dell’ingente patrimonio in mano a pochi ras.
Il problema è che con il morto in casa l’unico vero azionista del governo è di nuovo Berlusconi che sul piano interno può fare ciò che vuole e che -in vista della sua salvezza e a questo punto dell’intero ceto politico – imporrà il personale salvacondotto non solo agli italiani, ma anche all’Europa in cambio dei sacrifici che essa chieda. La battaglia sull’Imu è appunto la rappresentazione perfetta della situazione, una strategia che insieme punta a far pesare la sua prevalenza sul piano interno, ad affrontare eventuali elezioni, a ricattare Bruxelles barattando il suo salvacondotto con l’impoverimento degli italiani in nome di ricette fasulle e fallimentari. Dunque il fallimento del Pd dentro il fallimento della politica italiana , dentro il fallimento europeo. Una matrioska di interessi e di inettitudini che gridano vendetta. Ma che per il momento attira solo gli scialbi opportunisti dei giornaloni stampati o trasmessi, i quali fingono persino di credere in Letta, il rampollo dell’europeismo rituale, che purtroppo deve soggiacere al Cavaliere. Quando questi vanitosi imbecilli -banderuola si accorgeranno che Letta faceva parte integrante dell’operazione nuova Dc per mezzo delle larghe intese?
Come si vede i residui di lavorazione dell’immobilismo e berlusconismo italiano vanno molto oltre il ceto politico preso in sé, ma coinvolgono un sistema che ha creato una realtà artificiale, ha inglobato i cittadini in una narrazione ingannevole e quando non è stato più possibile illuderli li ha traditi sconfessando il verdetto delle urne. A me fa piacere che la Barbara Spinelli si sia accorta con un ritardo di quattro anni sulla Grecia e di due sugli economisti più brillanti che la politica del rigore era un suicidio: ma capisco, dopotutto saltare da un banchiere all’altro richiede impegno. Però mi fa assai meno piacere che sul tentativo di ricostruire una sinistra vera, radicale, aperta, non vittima dell’agorafobia delle idee e del divisionismo infinito, imperniata sul lavoro e sul suo mondo, si aggirino questi avvoltoi del consenso e del protagonismo, quando non ambasciatori dei potentati economici, in sostituzione di qualche barbalzheimer andato fuori di testa. Non c’è solo un morto: questo è un cimitero monumentale.