Se c’è un modo che le opposizioni hanno per far capire all’Italia e agli italiani che Silvio Berlusconi è finito, e che governa solo grazie all’osservanza delle regole mercantili di un foro boario, è quello di non prendere parte alla votazione sulla fiducia. Dal punto di vista simbolico sarebbe la certificazione che questo non è un regime democratico ma populista, che gli interessi che questo governo porta avanti sono di parte e non investono affatto quelli dell’intero paese e che Silvio è solo un disperato attaccato come un ragno alla carta moschicida di parlamentari in saldo di fine stagione. Non si capirebbe altrimenti, il perché della decisione aventiniana di non prendere parte al dibattito e tornare in aula al momento della fiducia, se non con la segreta speranza che qualcuno decida di votare “no” cosa che, per ora, pensiamo sia come ricorrere all’evanescenza di un sogno che ha come logica conclusione una polluzione notturna. Silvio sta raggiungendo una serie interminabile di orgasmi fugaci. Ormai per andare avanti lui deve ricorrere all’eccitazione effimera da film porno sostituita dal voto di fiducia in parlamento. Sa benissimo che se non lo facesse l’80 per cento dei provvedimenti verrebbe clamorosamente bocciato perché servi si scemi no, e allora ricorre alla carica erotica dei led verdi accontentandosi di una sveltina da adolescente. La foto che pubblichiamo oggi a compendio del post, ha più significati di qualsiasi parola: Silvio parla e Umberto sbadiglia, e non ci si venga a dire che Bossi ha trascorso una notte di sesso sfrenato con la sciura Luisa perché ci viene da ridere. Forse perché sono anni che ascolta sempre le stesse palle, forse perché si è reso conto che Gloria Swanson non sta in perfetta forma, il Senatur si accontenta ormai di fare il pigiatore di tasti che, quando li azzecca, danno comunque un po’ di respiro al suo socio pasticcione. Ieri Silvio avrebbe preferito gli improperi di Di Pietro, l’ironia da serial killer di Franceschini, le incomprensibili offese democristiane di Casini al vuoto dei banchi dell’opposizione. A lui il vuoto non piace perché se non ha una platea affollata ad ascoltarlo da di matto, senza considerare poi che non si può esibire nel suo ruolo preferito: il barzellettiere. I suoi ormai le conoscono tutte per cui Silvio deve affidarsi alla benevolenza delle opposizioni per poter fare lo showman e il comico che tutto il mondo ci invidia. Volete mettere la carica chapliniana di Silvio a confronto con la freddezza anglosassone di un Cameron, la durezza del profilo delle culona tedesca Merkel o il guizzo segaligno e paraculo di Sarkò? “Non c’è partita”, come ama ripetere David Letterman ogni volta che parla di Berlusconi. Ieri, nel suo alto discorso da statista della tundra, Silvio ha elencato i provvedimenti che intende adottare per rilanciare l’Italia, stiamo parlando di quelli veri, non di quelli che si basano su principi economici. Al primo posto la legge bavaglio. Basta con la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche che ci sputtanano nel mondo e danno la stura alla crisi di credibilità internazionale nella quale siamo caduti. Al secondo la prescrizione breve, perché altrimenti non potrebbe ripresentarsi nel 2013 o, come ventilato, nel 2012. Al terzo il processo lungo per buttare alle ortiche il “Rubygate”. Al quarto l’innalzamento al nove per cento del contributo alla chiesa cattolica. Al quinto il senato federale così il socio è contento. Al sesto la liberalizzazione del mercato delle Olgettine a tutela della stabilità delle famiglie e dei pensionati per attirare Pierfy Casini nel trappolone dell’astensione. Al settimo la distruzione definitiva della scuola pubblica che crea solo comunisti rivoluzionari e disoccupati. All’ottavo il totale degrado ambientale in modo da accontentare i suoi amici costruttori e fargli cementificare anche la Valle dei Templi. Il nono niente banda larga perché il web è tutto contro di lui. Il decimo, e ultimo, il condono tombale fiscale e edilizio perché non essendo coglioni, ma furbi, gli italiani gli farebbero un monumento e fanculo alla minestrina con il dado. E l’opposizione? “Penoso”, ha definito Piergigi Bersani il discorso di Silvio nel parlamento semivuoto. A quando una sana eutanasia? Non si può continuare a soffrire così.
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Il governo degli sbadigli e dei fiati. Trombe, trombette, tromboni, sordine e perfino un bassotuba. Ma non è Brunetta
Creato il 14 ottobre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Se c’è un modo che le opposizioni hanno per far capire all’Italia e agli italiani che Silvio Berlusconi è finito, e che governa solo grazie all’osservanza delle regole mercantili di un foro boario, è quello di non prendere parte alla votazione sulla fiducia. Dal punto di vista simbolico sarebbe la certificazione che questo non è un regime democratico ma populista, che gli interessi che questo governo porta avanti sono di parte e non investono affatto quelli dell’intero paese e che Silvio è solo un disperato attaccato come un ragno alla carta moschicida di parlamentari in saldo di fine stagione. Non si capirebbe altrimenti, il perché della decisione aventiniana di non prendere parte al dibattito e tornare in aula al momento della fiducia, se non con la segreta speranza che qualcuno decida di votare “no” cosa che, per ora, pensiamo sia come ricorrere all’evanescenza di un sogno che ha come logica conclusione una polluzione notturna. Silvio sta raggiungendo una serie interminabile di orgasmi fugaci. Ormai per andare avanti lui deve ricorrere all’eccitazione effimera da film porno sostituita dal voto di fiducia in parlamento. Sa benissimo che se non lo facesse l’80 per cento dei provvedimenti verrebbe clamorosamente bocciato perché servi si scemi no, e allora ricorre alla carica erotica dei led verdi accontentandosi di una sveltina da adolescente. La foto che pubblichiamo oggi a compendio del post, ha più significati di qualsiasi parola: Silvio parla e Umberto sbadiglia, e non ci si venga a dire che Bossi ha trascorso una notte di sesso sfrenato con la sciura Luisa perché ci viene da ridere. Forse perché sono anni che ascolta sempre le stesse palle, forse perché si è reso conto che Gloria Swanson non sta in perfetta forma, il Senatur si accontenta ormai di fare il pigiatore di tasti che, quando li azzecca, danno comunque un po’ di respiro al suo socio pasticcione. Ieri Silvio avrebbe preferito gli improperi di Di Pietro, l’ironia da serial killer di Franceschini, le incomprensibili offese democristiane di Casini al vuoto dei banchi dell’opposizione. A lui il vuoto non piace perché se non ha una platea affollata ad ascoltarlo da di matto, senza considerare poi che non si può esibire nel suo ruolo preferito: il barzellettiere. I suoi ormai le conoscono tutte per cui Silvio deve affidarsi alla benevolenza delle opposizioni per poter fare lo showman e il comico che tutto il mondo ci invidia. Volete mettere la carica chapliniana di Silvio a confronto con la freddezza anglosassone di un Cameron, la durezza del profilo delle culona tedesca Merkel o il guizzo segaligno e paraculo di Sarkò? “Non c’è partita”, come ama ripetere David Letterman ogni volta che parla di Berlusconi. Ieri, nel suo alto discorso da statista della tundra, Silvio ha elencato i provvedimenti che intende adottare per rilanciare l’Italia, stiamo parlando di quelli veri, non di quelli che si basano su principi economici. Al primo posto la legge bavaglio. Basta con la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche che ci sputtanano nel mondo e danno la stura alla crisi di credibilità internazionale nella quale siamo caduti. Al secondo la prescrizione breve, perché altrimenti non potrebbe ripresentarsi nel 2013 o, come ventilato, nel 2012. Al terzo il processo lungo per buttare alle ortiche il “Rubygate”. Al quarto l’innalzamento al nove per cento del contributo alla chiesa cattolica. Al quinto il senato federale così il socio è contento. Al sesto la liberalizzazione del mercato delle Olgettine a tutela della stabilità delle famiglie e dei pensionati per attirare Pierfy Casini nel trappolone dell’astensione. Al settimo la distruzione definitiva della scuola pubblica che crea solo comunisti rivoluzionari e disoccupati. All’ottavo il totale degrado ambientale in modo da accontentare i suoi amici costruttori e fargli cementificare anche la Valle dei Templi. Il nono niente banda larga perché il web è tutto contro di lui. Il decimo, e ultimo, il condono tombale fiscale e edilizio perché non essendo coglioni, ma furbi, gli italiani gli farebbero un monumento e fanculo alla minestrina con il dado. E l’opposizione? “Penoso”, ha definito Piergigi Bersani il discorso di Silvio nel parlamento semivuoto. A quando una sana eutanasia? Non si può continuare a soffrire così.
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