Il Governo Renzi e la marchetta prossima ventura ai ceti medi centro-destrorsi

Creato il 02 marzo 2015 da Tafanus
Aiutiamo con generosità le famiglie proletarie da cui provengono questi poveri bambini che frequentano le Orsoline di Gorizia. In loro ogni particolare denuncia l'appartenenza ai ceti meno abbienti della città


Ovviamente questo nuovo "regalino" è Iniziamo col dire che dal sottosegretario di Renzi (guarda un po'... ex Forza Italia, e si chiama... omen nomen, Gabriele A quanto ammonti la marchetta a favore di questi signori con figliola alle Orsoline non sappiamo. Sappiamo che ci sarà una detrazione fiscale Ci risiamo: la prossima "mossa "'de sinistra" di Renzi consiste nell'ennesima marchetta a favore di chi ha già. Come per gli ormai mitici 80 euri (andati a chi un lavoro continuativo ce l'ha già, anzichè a nullatenenti, incapienti, disoccupati, esodati)ci risiamo con una "leggina" che regala altri soldi alle famiglie di che preferiscono mandare i figli alle scuole private, che al 90% sono scuole confessionali).
anticostituzionale come il precedente. L'art. 33 della Costituzione riconosce il diritto all'esistenza delle scuole private, e persiono confessionali, ma impone che ciò avvenga senza oneri per lo stato. Nel caso degli 80 euri si pensa di aver aggirato l'ostacolo della legge costituzionale sulla progressività delle imposte non ridisegnando le curve IRPEF, ma chiamando l'effettivo ridisegno delle curve - regalato solo al proprio elettorato di riferimento - "bonus". Una trovata truffaldina, che non cambia l'arbitrarietà della scelta dei beneficiari, nè annulla il fatto che per quelle categorie e fasce di reddito il provvedimento equivalga ad un ridisegno della curve d'imposizione, e all'inosservanza piena e totale dell'obbligo costituzionale della progressività dell'imposta. Che poi gli 80 euri li possiamo chiamare anche Oscar o Sabrina, di questo si tratta.
Ora ci risiamo col progetto di finanziare la scuola confessionale. Ma dato che non si può, ecco l'ideona da trecartaro: i soldini non saranno dati come contributo alle scuole private/confessionali, ma le rette saranno detraibili, in maniera consistente, dall'IRPEF di chi vuole mandare la bambina dalle Orsoline.
In altri termini, c'è una partita di giro: se la scuola delle Orsoline costa 10.000 euro all'anno, io non do un contributo - poniamo - di 2.000 euro alle Suore, ma concedo una equivalente detrazione fiscale al papà che vuole la figliola a scuola dalle Orsoline, in un ambiente perbenino e timorato di Dio. Insomma, una sporca partita di giro, tendente ad aggirare i precisi vincoli costituzionali: io non do 2.000 euro alle Orsoline, ma uno sgravio fiscale a papà Orsolone, che può/deve girarlo alle Orsoline. Un aggiramento losco e alquanto ingenuo del dettato costituzionale. Vi dice niente il fatto che 44 democristi alleati di Renzi domani pubblicheranno su l'Avvenire (ma va???) un appello al Governo a favore di questa truffa? E che fra i primi firmatari ci siano la mitica Binetti, e il Fioroni fino a ieri finto oppositore dei Renzi, e adesso "organico" full-time?
Toccafondi), i "fondi di cui si parla sono di circa 500 milioni all'anno. Gli istituti coinvolti (sempre cifre governative, quindi insospettabili) sono circa 1.300, e gli studenti coinvolti sarebbero 1.300.000. Fatto il conticino? Stiamo parlando di buttar soldi su 1300 scuole (chiamiamole così), ognuna delle quali in media ha 100 studenti! Ma i cento studenti di media sono come il pollo a testa di Trilussa. Sono una media. Il che significa che esistendo (esistono, esistono!) istituti con molte centinaia di studenti, ne esisteranno altri con due classi da 25 persone. Signor Renzi, ma di che cazzo stiamo parlando? di due stanze più cesso e ripostiglio? "modulata" a seconda del reddito. Modulata come? non è dato sapere. Anche qui, siamo al pollo di Trilussa. Cinquecento milioni diviso 1.300.000 studenti fanno 384 euri all'anno a studente. A chi andranno? Sembra logico che vadano a chi si è finora permesso "a prescindere" la scuola privata, che proprio un poveraccio non dev'essere. Insomma, un ennesimo esempio, di "robinuddismo all'incontrario": togliere risorse alla scuola di tutti per darle alla Binetti ed alle Orsoline. Già... perchè i saldi i bilancio devono restare invariati. Quindi, alla fine, chi paga le Orsoline?
Ma parliamo di cifre. Anzi, ne "straparliamo a cazzo", perchè quando ci sono in ballo i conticini, col Governo Renzi non c'è mai chiarezza sui numeri.
Il rapporto tra istruzione pubblica e istruzione privata - [...] Un problema che rappresenta tuttora una delle questioni più discusse e controverse della politica scolastica del nostro paese è quello del rapporto tra istruzione pubblica e istruzione privata. La Costituzione prevede un sistema pluralistico tendente a garantire il diritto dei bambini e dei ragazzi di iscriversi alle scuole e alle università ispirate liberamente ai vari orientamenti di pensiero politico-sociali diffusi nel paese. L'ammissibilità di scuole impegnate ideologicamente, che è conforme all'orientamento pluralistico della nostra società e del nostro ordinamento, pone il problema dei criteri con i quali valutare le ipotesi di eventuale contrasto tra gli orientamenti ideologici della direzione della scuola e quelli dei docenti che prestano la loro attività all'interno della scuola: ed è questione di non facile soluzione quella di considerare quali limiti, nelle scuole private, la libertà di insegnamento possa legittimamente subire per effetto dell'obbligo contrattuale, eventualmente assunto dal docente, di orientare l'insegnamento in conformità all'indirizzo ideologico della direzione della scuola.
P.S.: Per i pignoli, riportiamo in calce uno studio della Treccani sull'argomento "finanziamento alla scuola privata, a firma del Prof. Sergio Lariccia

La Corte Costituzionale, con sentenza n. 195 del 1972, in relazione a un famoso caso verificatosi nell'Università Cattolica di Milano, ha stabilito che sussiste il potere delle università libere di verificare la conformità degli indirizzi ideologici o religiosi del docente rispetto a quelli che caratterizzano l'istituto di istruzione e, in caso di contrasto, di interrompere il rapporto di lavoro con il docente; a mio avviso è invece più esatta la tesi che sulla libertà collettiva della scuola ritiene prevalente la libertà del docente nella scuola: un'opinione coerente con il principio, caratteristico degli ordinamenti democratici contemporanei, per il quale la libertà individuale merita tutela anche nelle ipotesi in cui possa derivarne un sacrificio della libertà collettiva.
Il costituente ha stabilito, nell'art. 33 cost., cc. 3 e 4, che gli enti e i privati sono liberi di istituire scuole ed istituti di educazione, purché non ne derivi alcun onere finanziario per lo Stato, e che le scuole private e i loro alunni hanno diritto a un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole statali, e, nell'art. 34, che la scuola è aperta a tutti, che l'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita, che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno di diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi e che la Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso [...]
Intervento educativo privato "senza oneri per lo Stato" - Ma ogni testo di legge e, a maggior ragione, il testo di una disposizione inserita in una costituzione 'rigida', qual è quella italiana, va interpretato anzitutto per quel che dice, e in modo che quel che dice abbia un significato e non si risolva in un'interpretazione esattamente contrastante con le espressioni usate nel testo. Senza vuol dire senza; scuola privata vuol dire scuola privata e non può significare scuola pubblica (non statale); e oneri per lo stato sono non soltanto i diretti finanziamenti, ma anche gli esoneri fiscali e tutte le agevolazioni che comportino un aggravio del bilancio statale.
Qualunque riforma normativa riguardante il problema della politica scolastica deve essere impostata tenendo presente che la Costituzione disciplina diversamente la scuola pubblica e la scuola privata, che sono istituzioni obiettivamente diverse, e stabilisce che l'intervento educativo privato debba avvenire "senza oneri per lo Stato" (art. 33, c. 3): la scuola privata non ha dunque diritto a ricevere contributi economici da parte dell'erario, anche se sovvenzioni possono essere concesse per soddisfare le legittime aspettative delle popolazioni di fruire del diritto allo studio. É necessario, inoltre, considerare che solo nella scuola 'pubblica' possono liberamente convivere diverse posizioni culturali e ideali; ed è la scuola pubblica che, nonostante tutti i suoi malanni, resta ancora la soluzione preferibile per la formazione e l'educazione delle giovani generazioni.
Sergio Lariccia è Professore Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università di Roma "La Sapienza"


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