Il Governo si rimangia la salva-Fininvest. Silvio come Calimero: “Non è giusto, però!”
Creato il 06 luglio 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Alla notizia che Angelino Alfano (successivamente smentita dallo stesso segretario particolare del Capo), aveva provveduto a maneggiare lui medesimo di persona la carne per la polpetta avvelenata pro-Silvio e anti-De Benedetti contenuta nella manovra economica lacrime e sangue per gli “altri” italiani, una straordinariamente lucida base leghista ha protestato a Radio Padania dicendo: “E meno male che doveva fare il partito degli onesti”. La norma che modificava infatti gli articoli 283 e 373 del Codice Civile è stata immediatamente ritirata dai servi del Capataz perché, oltre che indecente, immorale e vergognosamente ad personam, stava causando un vero e proprio putiferio. Dal Colle avevano fatto immediatamente sapere che Napolitano voleva una quintalata di chiarimenti in più, un tir di documentazione plausibile che attestasse l’indifferibilità del codicillo vergognoso. Giulio Tremonti, che di solito non perde occasione per dimostrare quanto la sua candidatura al Nobel per l’Economia non sia affatto peregrina, si è chiuso in un mutismo che non gli appartiene strutturalmente e ha lasciato al suo sguardo attonito l’esternazione di una costernata incredulità. Umberto Bossi che, molto sensibile agli umori della sua base, apprese le parole non troppo concilianti degli ascoltatori di Radio Padania nei confronti dell’ennesima porcata berlusconiana, a quanto ci riferiscono sembra si sia letteralmente “infuriato”, tanto che “il cerchio magico” ha dovuto ricorrere a un salasso e a un bicchierino di grappa bergamasca doc endovena. Fregandosene altamente delle opposizioni, ma non potendo fare lo gnorri con la presidenza della repubblica né con la sua stessa maggioranza, a las cinco de la tarde, come un Dominguin e un Manolete qualsiasi, Silvio è sceso nell’arena per prendere per le corna un toro che gliele stava infilando un palmo sotto il girovita. L’incazzatissimo comunicato stampa di Palazzo Chigi recitava: “Si tratta di una norma non solo giusta ma doverosa specie in un momento di crisi dove una sentenza sbagliata può creare gravissimi problemi alle imprese e ai cittadini”. Sempre nella nota di Paolino Bonaiuti si stigmatizzano sia il ruolo delle opposizioni (si parla infatti di ennesima crociata anti-Silvio) che della Magistratura, visto che perfino quel comunista casiniano di Vietti ha tuonato contro i codicilli. Ma l’aspetto che ha fatto maggiormente insolentire sia il Colle, che Bossi, che Tremonti, è stato l’esplicito riferimento alle modifiche “utili a tutti i cittadini e non solo alla Fininvest”. Ora, con il pudore e soprattutto la pacatezza che ci contraddistinguono da sempre, vorremmo chiedere agli azzeccagarbugli del premier quanti casi sono pendenti in questo momento, nei tribunali italiani, di risarcimenti superiori ai 500 milioni di euro o, per seguire il loro ragionamento, anche da 20 milioni di euro. Sono 10, 100, 1000 o uno, quello di Silvio? In queste ore stiamo pensando alla nostra amica casalinga di Abbiategrasso che, quando ha sentito la notizia sulla radio di Matteo Salvini si è guardata intorno sbottando: “Ma quanti cazzo di italiani milionari ci sono? Boh!”, buttando la maionese che nel frattempo era impazzita. E come sempre quando le cose gli si mettono male, Silvio prima ha minacciato di vendere la Mondadori, poi ha pensato agli impiegati, alle loro famiglie, ai mutui che hanno da pagare, alle spese dentali per i figli, al lifting per le mogli, alle loro vacanze a Ibiza e al suv che resterà miseramente senza benzina. E allora ha detto: “Che fine faranno i miei dipendenti?”, nascondendo la vera ragione della sua preoccupazione: “Che diavolo faccio fare a Marina?”. Quello che ci sconvolge e continua a sorprendere, anche se Silvio ci ha ormai abituati alle evoluzioni verbali e legali più ardite, è l’atteggiamento di un politico-imprenditore che ha accumulato una fortuna grazie al sistema delle corruttele e che quando viene scoperto se la prende con i giudici che lo hanno stanato e le opposizioni che gli chiedono cortesemente di togliersi dalle palle. Dall’altra parte non ci sorprendono invece più i titoli dei giornali dei “liberi servi” che ieri, in prima pagina, hanno addirittura fatto passare per un colpo di genio politico una malefatta di proporzioni colossali. Libero ha trionfalmente titolato: “Silvio fa fesso De Benedetti”, mentre Vittorio Feltri, tornato a dirigere il Giornale, ha scritto: “Questa è una misura che aiuta tutte le aziende in crisi. Bene, bravi, bis”. Ma stanno arrivando tempi bui per la stampa padronale, e in special modo per Libero che attinge a piene mani ai fondi che lo Stato destina all’editoria di partito ("monarchico" nel caso del quotidiano diretto dalla vittima di attentati inesistenti). La prossima manovra economica di Tremonti prevede infatti per il giornale di Maurizio Belpietro un taglio netto di 20 milioni di euro. Il che significa che per salvarsi Libero dovrà incrementare le vendite con l’unico mezzo che ha a disposizione: gli scoop, arrivare cioè prima degli altri sulla notizia. Abbiamo già in mente quali potrebbero essere i prossimi: “Scoperto Ratzinger mentre armeggiava con la sottana di una suora. ‘Avevo perso l’Iphone’ ha detto il Santo Padre”. “Obama è frocio. Parla Nafissatou Diallo (detta Ophelia)”. “J.F.Kennedy era un travestito. Parla Marilyn Monroe”. “Silvio è vergine. La testimonianza della donna che ha tentato di aprirgli la cintura di castità mozzandosi la lingua”. Beh, è proprio un mercoledì da leoni.
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