Il Grafico del Giorno: ecco perchè l'Euro (così com'è) non può durare....
Spesso val più un'immagine di 1000 parole....
Ecco l’andamento del Pil dei maggiori paesi dell’Eurozona, ribasato a 100 dal primo trimestre 2008.
E ringraziamo che non ci siano Portogallo e Grecia....
(fonte: Scotty Barber di Thomson Reuters)
Senza alcun VITTIMISMO Italiota ma con lo spirito di focalizzare i punti più importanti su cui concentrarsi per lavorare ad una soluzione
Vi rimando ad un'attenta lettura del mio post: I "mirabolanti effetti" dell'EURO sull'Italia e sulla Germania...
Ed a seguire non perdete questi due pezzi dell'Inkiesta e di Oscar Giannino............
In Europa cresce solo chi è fuori dall’euro
L’Europa si divide sempre di più.
Mentre i Paesi fuori dall’eurozona crescono a ritmo ancora sostenuto, quelli dentro, compresa la rigorosa Olanda, non sanno più correre.
E l’Italia è nel gruppo dei più lenti, insieme alla Spagna e a due nazioni salvate dal Fmi, Grecia e Portogallo.
Come dice la banca anglo-asiatica HSBC: «Tre velocità per l’Europa sono troppe. Sono troppi gli squilibri, troppe le disparità. Forse bisognerebbe ripensare all’intero sistema».
.....L’Europa viaggia a tre velocità diverse. C’è chi cresce, chi sta fermo e chi torna indietro.
E nel primo gruppo, sono pochi i Paesi dell’eurozona, mentre sono tanti quelli esterni, come Polonia, Lettonia, Lituania e Romania.
L’Italia, di contro, è nel terzo gruppo, quello dei peggiori, in compagnia di Grecia, Portogallo e Spagna...............
Il Wall Street Journal parla di Europa a due velocità, ma osservando gli ultimi dati della Commissione europea, emerge che ci sono tre differenti blocchi.
............ Il rischio all’orizzonte è quello di un’ulteriore aumento del gap fra nazioni forti e deboli, come ricordato dalla stessa Bce nel bollettino mensile di febbraio.
Del resto, guardando a Grecia e Germania, ovvero cuore e periferia dell’eurozona, questa differenza sembra essere già arrivata a livelli insostenibili.
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Quattro scenari ital-europei, e un libretto da regalare a Monti! di Oscar Giannino Quattro scenari per Italia ed euro...............
Purtroppo, il caos monta ancora.
La politica europea mette in scena in queste settimane una bizzarra coincidenza.
I guasti dell’euromeccanismo non sono affatto rappresentati dal rigore “imposto” dai tedeschi, come oggi si grida.
Bensì dal fatto che al necessario rientro delle finanze pubbliche più squilibrate non sia stato affiancato un tangibile strumento di cooperazione tra euroforti ed eurodeboli, appianando nel tempo gli squilibri nelle bilance dei pagamenti e unendo i mercati dei beni, dei servizi e del lavoro, cosa che inevitabilmente alzerebbe la quota di reddito e prodotto procapite a favore degli eurodeboli a minor costo .......
......Ma propongono spesa pubblica, non dicono ai loro elettori che per difendere l’euro occorre unire i mercati e che tutti accettino più concorrenza a casa propria del famigerato – ricordate l’abortita direttiva Bolkenstein? – “idraulico placco”.... .....Ma dopo decenni di continua crescita della spesa corrente a cui la politica ha adeguato le tasse solo con strappi diluiti nel tempo, quando il deficit andava fuori controllo e il debito pubblico esplodeva, oggi in Italia innanzitutto e insieme in mezza Europa risulta difficile alla politica ammettere che la colpa è tutta sua. Si preferisce prendersela ad arte con un nemico esterno. L’intransigenza tedesca si presta purtroppo bene alla bisogna..............Ci sono quattro alternative, che possono anche naturalmente mischiarsi e sovrapporsi tra loro.
La prima via è quella dell’austerità volontaria.
Ci sia l’euro o meno, le finanze pubbliche nazionali vanno rimesse in linea secondo il principio della più bassa spesa socialmente efficiente compatibile con un fisco più leggero, favorevole alla crescita. La via seguita dalla Polonia fuori dall’euro, dai Paesi baltici Estonia Lituania Lettonia.
Occorre una forte e motivata leadership politica, per reggere alla protesta che si scatena prima che i benefici della maggior crescita si manifestino.
La seconda è quella dell’austerità imposta...............
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