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Il grande bene della cultura

Creato il 17 settembre 2011 da Speradisole

Tutto quello che comporta fatica, oggi più che mai, viene guardato con sospetto, tanto più se il risultato positivo non è scontato.

Questa regola non scritta, ma largamente praticata, vale anche per lo studio e, più in genere, per qualsiasi apprendimento.

Gli anziani, un tempo, dicevano ai ragazzi “impara l’arte e mettila da parte”, sicuri che prima o poi la conoscenza torna utile nei diversi campi della vita. Intuivano che il sapere, qualsiasi sapere, serve a vivere ed è fra le poche cose davvero in grado di dare dignità e qualità all’esistenza umana.

Peraltro, essi appartenevano ad un mondo dove l’ignoranza era condanna alla marginalità e lo studio la più importante opportunità che un giovane aveva per migliorare la propria condizione sociale.

E se la scuola era quasi sempre la strada preferenziale per un apprendimento che desse sapore alla vita, gli anziani erano comunque coscienti che questa esperienza poteva realizzarsi attraverso molteplici strade.

Gli attuali adulti spesso sono stati “condannati” alla coincidenza fra l’istruzione scolastica e il sapere, costretti a percorsi formali sempre più lontani dalla vita e, forse, dalle loro più autentiche esigenze di crescita. Abituati a diplomi e lauree conquistati senza  grandi motivazioni e sempre più difficilmente spendibili  sul mercato del lavoro.

L’obbligo scolastico, garanzia di un diritto che produce una parità di cittadinanza, è stato sempre più percepito come un percorso inevitabile ma poco convincente, scarsamente utile e poco fruttuoso a livello sociale.

I titoli di studio sembrano oggi, a molti, un pegno da pagare alla società. Di fatto, quasi una perdita di tempo nel cammino che va dall’infanzia alla giovinezza, una sorta di rallentamento del cammino tortuoso verso l’età adulta.

Questa è stata la storia recente delle generazioni,  per cui è difficile attendersi dalla famiglia un contributo positivo all’esperienza di studio dei bambini e ragazzi.

Certamente non mancano famiglie che promuovono presso i figli il senso del dovere verso la scuola, ma quante davvero sono anche pronte a trasmettere loro il piacere di imparare?

E’ importante che la formazione di un giovane non si esaurisca soltanto nello spazio e nel tempo istituzionale dell’istruzione scolastica,  ma  deve diventare un impegno che dura tutta la vita e deve essere tenuto attivo e possibilmente condiviso in tutti i contesti della quotidianità.

Non c’è dubbio che imparare stanca, chiede un investimento di cuore, mente, sensi che ha bisogno di continuo esercizio e vigilanza, consapevolezza e resistenza.

Ma se si vuole evitare che la stanchezza diventi logoramento, occorre che l’apprendimento nasca da una passione e produca a sua volta passioni.

Dovremmo aiutare  fattivamente le nuove generazioni a scoprire questa verità e a partecipare alla realizzazione di una comunità attenta e capace di offrire a tutti il grande bene della cultura.



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