Il vento che porta i libri in treno ha ripreso a soffiare. Tre settimane di bonaccia: nessun lettore all’orizzonte, nemmeno quelli che leggono i volantini con le offerte del discount o del negozio di elettrodomestici. Percorro tutto il vagone, convinta che anche per questa settimana nessun lettore si sarebbe accaparrato lo spazio del giovedì mattina.
E invece, seduto sull’ultimo posto dell’ultima fila un ragazzo riccio, moro, con i baffetti spioventi, occhi di ghiaccio, un libro aperto che fa capolino tra i due poggiatesta davanti a lui. Mi avvicino più che posso, la preda è troppo ambita, spingo le persone avanti a me ammassandole sino a che non riesco a carpire autore, Stephen Hawking, e brandelli del titolo: Il Grande Disegno.
Libero le persone dalla mia stretta concedendo maggiore spazio al chiacchiericcio che si fa velocemente chiasso. Il lettore continua nella sua lettura, tenendo il libro sulle ginocchia (che fortuna che lo aveva sollevato quando sono arrivata!), le labbra serrate alla ricerca della concentrazione stimolata dalle dita premute sulla tempia. Ogni tanto guarda fuori dal finestrino per assimilare l’ultima frase ma dopo un attimo riprende in religiosa compostezza.
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