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Il grande dittatore di Charlie Chaplin in sala l’11 gennaio

Creato il 10 gennaio 2016 da Mattiabertaina
Il grande dittatore di Charlie Chaplin in sala l’11 gennaio

Quanti film sono in grado di resistere ai cambiamenti tecnologici, cromatici, e, perché no, anche a quelli politici? Pochi. Uno di questi, su questo non ci sono dubbi, è Il grande dittatore di Charlie Chaplin, che per l'occasione verrà proiettato in alcuni cinema italiani lunedì 11 gennaio nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna. Un film che, attenendosi al contesto storico di riferimento, scatena la sua tempesta di ironia prendendosi gioco delle dittature che in quel periodo governavano alcuni paesi europei, dalla Germania nazista a quella, ahimè, fascista di Mussolini. Una pellicola straordinaria, che riesce a strappare il sorriso grazie all'ingegno e alla vivacità dell'attore appartenente alla Slapstick Comedy, e allo stesso tempo demolire l'ideologia e la violenza di quei Paesi. Grazie all'incredibile coraggio di Chaplin, Il grande dittatore, oltre a essere un capolavoro, è un film fortemente attuale, che non è mai invecchiato, nonostante il bianco e nero, ma che ha avuto notevoli difficoltà nella fase di produzione, come ci spiega lo stesso Chaplin.

"Mentre ero a metà del Dittatore - afferma il regista -cominciai a ricevere allarmanti comunicazioni da

Il grande dittatore di Charlie Chaplin in sala l’11 gennaio
parte della United Artists. L'ufficio Hays li aveva avvertiti che stavo per cacciarmi nei guai. Anche quelli della sede inglese erano molto preoccupati all'idea di un film antihitleriano e dubitavano che lo si potesse proiettare in Gran Bretagna. Ma io ero deciso a tirare avanti, perché Hitler doveva essere messo alla berlina. Se avessi conosciuto gli orrori dei campi di concentramento tedeschi non avrei potuto fare Il Dittatore; non avrei certo potuto prendermi gioco della follia omicida dei nazisti. Ma ero ben deciso a mettere in ridicolo le loro mistiche scemenze sulla purezza del sangue e della razza. [...] Altre lettere preoccupatissime mi furono spedite dall'ufficio di New York, per implorarmi di non fare il film, dichiarando che non sarebbe mai stato proiettato né in Inghilterra né in America. Ma io ero deciso a portarlo a termine, avessi anche dovuto noleggiare personalmente le sale da proiezione".


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