Il grande e potente Oz
Titolo: “Oz the Great and Powerful”
Regia: Sam Raimi
Sceneggiatura: David Lindsay-Abaire
Genere: Avvenutura, Fantasy
Durata: 130 minuti
Interpreti: James Franco: Oscar Diggs\Oz; Mila Kunis: Theodora; Michelle Williams: Annie\Glinda; Rachel Weisz: Evanora; Joey King: bambina di porcellana; Tony Cox: Knuck; Zach Braff: Frank
Nelle sale italiane dal: 07 Marzo 2013
Voto:
Trama:
Il film racconta le avventure del celebre mago di Oz, dal suo passato di prestigiatore nel nostro mondo fino alla sua ascesa al trono nella Città di Smeraldo. Trasportato ad Oz da un vortice, viene subito riconosciuto come il potente mago di cui parlano le profezie e viene coinvolto in una vera e propria lotta di potere all’interno del fiabesco reame.Recensione
di Jacopo Giunchi
Il regno di Oz ospita forse la più lunga saga della letteratura: tutti conoscono “Il mago di Oz”, non tutti però sanno che esistono oltre 40 libri di Oz, molti scritti dall’autore dell’opera originale (Lyman Frank Baum) e altri scritti dai suoi epigoni, “ufficiali” e non. Non è vero che questo film disneyano è tratto da uno dei suddetti romanzi, come si legge in qualche erronea recensione; “Il grande e potente Oz” è l’antefatto de “Il meraviglioso mago di Oz” che ci svela le avventure che hanno portato il mago a salire al trono della Città di Smeraldo, con un gusto dietrologico tutto contemporaneo non rintracciabile nei libri di Oz, i quali sono tutti proseguimenti dell’opera originale.
“Il mago di Oz”, 1939, Victor Fleming.
Non ero esaltato dal dover scrivere questo pezzo perché si tratta di un film per bambini, da vedere per forza in 3D, con nomi ed elementi che a prima vista non mi convincevano. Non sono nemmeno un estimatore de “Il mago di Oz”, il film del 1939 di cui questo si pone come prequel, dato che malsopporto i musical e non apprezzo Victor Fleming; riconosco all’opera un certo valore tecnico-storico, ma se all’epoca uno sbiadito technicolor e qualche scimmia volante potevano essere motivo di vanto per la produzione, lo spettatore moderno, abituato a ben altri effetti, vede solo ballerini grottescamente travestiti canaticchiare su scenografie pacchiane. Non è la prima volta che la Disney prova a sfruttare quest’ambientazione: nel 1985 produce “Nel fantastico mondo di Oz”, che molti ricorderanno con nostalgia, essendo stato proposto spesso nei palinsesti televisivi degli anni ’90; si tratta di una pellicola marcatamente effettistica che, questa sì, è basata sui libri successivi e che, anzi, è molto più fedele alla narrazione rispetto al musical del ’39.
Non posso neanche dire di essere un fan di Sam Raimi: ammiro soltanto i suoi primi lavori, quelli non hollywoodiani, orgogliosi e genuinamente gore; il resto della sua produzione mi è quasi del tutto indifferente e non mi ha mai convinto la sua versione dell’Uomo Ragno, uno dei beniamini della mia infanzia. Un regista con talento e poetica il cui percorso frastagliato, purtroppo, lo ha portato spesso a marchettare per le majors, trasformandosi in uno di quei registi esperti “nel gestire grossi budget”. I suoi tratti distintivi sono alcuni elementi autoreferenziali dei suoi film (cameo ricorrenti di certi personaggi, alcune inquadrature caratteristiche, ecc…), dialoghi marcatamente farseschi e una cura particolare per i titoli di testa, sempre molto suggestivi.
Nelle sequenze iniziali viene utilizzato lo stesso formato de “Il mago di Oz”
La prima cosa che sorprende infatti, fungendo anche da captatio benevolentiae, sono propio i titoli di testa: Raimi fa un uso molto creativo del 3D e trasporta lo sguardo attraverso una sorta di tunnel spettacolare ed ipnotico, il tutto rigorosamente in bianco e nero e in 4:3 come il film del ’39. L’immagine rimane in bianco e nero per una buona mezz’ora durante la quale ci viene presentato questo giovane Oz interpretato da James Franco: un uomo un po’ ingenuo, giocoso e dotato di un fascino non convenzionale. Il carattere di Oz, non vero mago, ma finto illusionista, è tenero e gentile, ma viene da lui mascherato con uno strato di disillusa malizia. La struttura narrativa ricalca quella di Flaming sia nei tempi che nel formato, fino al tornado che ci trasporta nel fantastico mondo di Oz, dove il mascherino si allarga per mostrarci gli sgargianti colori delle scenografie digitali nel familiare 16:9.
Da questo momento il film comincia il suo bombardamento sensazionalistico di immagini digitali, con largo uso del 3D e di animazioni virtuali. Per praticamente tutto il tempo James Franco viene ripreso da solo davanti a uno schermo verde al posto del quale sono stati poi inseriti i fondali e i suoi comprimari artificiali. Qui probabilmente pesa il mio occhio troppo “adulto”, ma non posso fare a meno di riscontrare una certa sospensione dell’incredulità, dovuta alla non sempre riuscita integrazione fra attori e computer grafica, alle geometrie da film di animazione e alla confettosa fotografia, che ricorda quella dell’ultimo Burton. Come ho premesso, però, le scelte anti-realistiche possono acquistare senso nell’ottica di uno spettacolo per bambini.
Per gli stessi motivi non mi dilungherò sulla messa in scena farsesca (anche se è un tratto riscontrabile in altri film di Raimi), sui molti personaggi “di colore” e le sequenze di pura retorica edificante. La trama ad ogni modo è ben strutturata, non banale e rappresenta una convincente aggiunta alla storia di Baum. Un eroe ambiguo e imprevedibile, due antagonisti con “archi” evolutivi molto diversi e moltissimi e sfaccettati comprimari rendono questa storia ricca e variegata non solo per il tripudio di paesaggi e creature, ma anche per i molteplici caratteri degli attanti.
Il film dura oltre due ore ma il ritmo sostenuto e l’abbondanza di stimoli visivi eviteranno cali di attenzione ed entusiasmeranno i più piccini. Gli effetti speciali sono di primissimo livello, ma nulla che non sia già stato visto altrove. Inoltre, come già detto, gli attori in carne e ossa mal si conciliano con la grafica da film di animazione del “set” virtuale. Tutto sommato il film svolge benissimo il suo lavoro di fanciullesco imbonitore.
È presente però anche qualche regalo per il pubblico adulto, soprattutto per gli estimatori di Raimi: come è noto, il regista è spiccatamente autocitazionista e ne “Il grande e potente Oz” non mancano i suoi consueti cameo; inoltre, a ben vedere, tutto il film può essere letto come una versione per bambini de “L’armata delle tenebre”, con la quale esiste un inequivocabile numero di parallelismi. Le sequenze finali suggeriscono addirittura una riflessione sul cinema delle origini, in cui tecnologia e illusionismo si fondevano per stupire e condizionare il pubblico ingenuo delle prime proiezioni.
Do tre stelle, a cui se ne potrebbe tranquillamente aggiungere un’altra mezza considerandolo unicamente come un film per bambini.
Jacopo Giunchi
Autore articolo: Jack DiSpade
Studente presso il DAMS di Bologna, scrive da qualche anno di Cinema e letteratura in svariati blog italiani.