Dai titoli di testa, le musiche di Danny Elfman e il bianco e nero perfezionato da un formato in quattro terzi, "Il Grande e Potente Oz" somiglia più a una pellicola di Tim Burton, quella del riscatto magari, spuntata dopo il difficile e non completamente apprezzato "Alice in Wonderland" di qualche anno fa. Ma invece, se proprio di una rivincita dobbiamo discutere, questa c’è solo in casa Disney, che affida a Raimi una pellicola dal sapore fantasy e con cui il regista fatica a tenere a bada il suo estro, manifestando - in un paio di occasioni - come avrebbe voluto in realtà scatenarsi e prendersi il rischio di scentrare un progetto che invece era piuttosto assettato per uno scopo precisissimo. Perché la pellicola con protagonista James Franco - e non lo scartato Robert Downey Jr, peccato - è scritta su misura per un pubblico di bambini, quelli accompagnati al cinema dai genitori, e pertanto deve centellinarsi e censurarsi da quelle che potrebbero essere scene troppo paurose o spaventose, ma che però ad un pubblico di altra fascia (e soprattutto a Raimi) piacerebbe immensamente vedere e subire non appena se ne scorge la possibilità.
In questa maniera allora Sam Raimi compie il suo prequel del celebre film di Victor Fleming nell'esatto modo in cui gli era stato commissionato, non riesce a mettere in piedi quella sorta di “Avatar” che potenzialmente era possibile ricavarne, ma concedendosi qui e là qualche libertà registica e facendo felice un pubblico misto estrae dal cilindro una favola straordinaria in cui anche i piccoli significati sanno assumere dei valori smisurati.
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