Il grande fascino dei lividi

Creato il 01 settembre 2010 da Danielevecchiotti @danivecchiotti

Curiosando su Internet tra le anticipazioni dei libri che usciranno in autunno, apprendo che sarà nei negozi ad Ottobre l’antologia di racconti “Diva Mon Amour”, edita da Azimut e tutta incentrata sul tema delle icone musicali gay.
La raccolta includerà anche la mia short-novel “Viola, il colore dei lividi”, dedicata a quello straordinario personaggio che è Viola Valentino, regina per una sola hit (“Comprami”, 1979, a beneficio dei pochissimi che non la ricordassero), personaggio da rotocalco rosa in tutta la prima metà degli anni ’80, celebre più per il suo tiramolla amoroso con Riccardo Fogli che per i suoi album (se “X-Factor” fosse andato in onda all’epoca avrebbe ricoperto lei il ruolo che sarà di Anna Tatangelo), ma donna accanitissima nel suo perseverare con la discografia a dispetto del venir meno del successo.
Nonostante sia dal 1982 che la mia “Diva Mon Amour” non piazza una canzone nelle classifiche, continua imperterrita a registrare dischi, convinta ad ogni uscita che questa sia la volta buona, e che il grande rilancio sia alle porte. E proprio per questo io l’ho scelta ed eletta a mia musa, preferendola a chiunque altra nel fitto portfolio di Signore della Canzone che avevo a disposizione.
I fans accaniti di Viola che hanno letto il racconto in anticipo (perché si sa, il mondo è curioso, e nonostante tutto esiste anche uno zoccolo duro di ammiratori incrollabili) si sono chiesti e mi hanno chiesto se impostare la trama come ho fatto io, vale a dire senza celare i fallimenti e le sberle prese dalla vita, non fosse l’esatta antitesi della celebrazione dell’icona, fulcro di tutto il progetto editoriale.
Ma io già da ora – e in largo anticipo sulle critiche a venire – sento il bisogno di sottolineare che no, vale proprio la regola contraria.
Limitarsi a sciorinare elogi, costruire apologie, vomitare panegirici sperticandosi in complimenti qua e magnificazioni là non è il vero modo in cui si dimostra il proprio affetto e la propria stima per una persona. Ad amare i pregi ed i successi altrui son capaci tutti; la simpatia e l’attaccamento sono molto più interessanti, quando incentrati sui difetti, sulle mancanze, sui fiaschi.
Insomma, sento molta più gratitudine per chi mi vuole bene per le mie debolezze e per le mie imperfezioni piuttosto che per chi si interessa solo alle mie virtù.
E certo avrei usato lo stesso criterio narrativo anche se mi fosse stato commissionato un racconto su Mina, su Madonna, o su Maria Callas.
Perché ogni splendore cela le sue miserie. E perché, per qualunque diva come per tutti noi, i lividi, quando non si vedono, sono solo nascosti da uno spesso strato di cerone.


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