Il grande fiume ha superato gli argini golenali e scorre lungo l’argine maestro, limaccioso e tremendo, il suo rombo lontano e sordo mette paura, una paura antica, la paura dell’uomo che si sente piccolo, piccolo al cospetto della forza della natura.
Nei racconti di Guareschi, ambientati proprio in queste terre, il grande fiume, il Po, è sempre presente con le sue acque, che non sono buone e non sono cattive, ma che possono diventare buone o cattive, e scivola maestoso o veloce lungo campagne ricche di stalle, paesetti stretti intorno ai loro campanili, vite legate da amicizie e rancori, da sentimenti forti come le acque del fiume.
A Brescello, proprio come in una storia di Guareschi, il parroco ha portato in processione il Crocifisso, quel Crocifisso che parlava bonariamente a Don Camillo, quel Crocifisso che anche il protagonista di tanti racconti aveva portato, sulle sue spalle possenti, fino sull’argine per benedire il fiume.
E’ una devozione antica, che forse sfiora la superstizione, ma che può aiutare a reggere in un momento difficile, quando bisogna combattere la paura, mentre il fiume, laggiù, comincia lentamente a decrescere.