Magazine Famiglia
Sono stati giorni difficili, pieni di 'impegni', di cose da assolvere, di cose da sistemare.
Ma il vero motivo del lungo silenzio è che sono letteralmente sfinito, nei muscoli e nella testa.
È stato un periodo durissimo, di corse, rincorse, telefonate, ansie, e dolori, tantissimi.
Ma più di tutto, una volta compreso che i giorni di mio padre stavano finendo, è stata l'attesa, cinica e barbara, che tutto finisse.
Ogni giorno, e due volte al giorno!, che visitavo mio padre, lo vedevo sempre più vuoto, magro, perso in chissà quali pensieri, con allucinazioni continue, fremiti, sbalzi.
Ogni giorno, e due volte al giorno!, lo vedevo spegnersi inesorabilmente.
E le mie reazioni, a seconda del giorno erano differenti.
C'erano i giorni in cui gli tenevo stretta la mano, e lui ricambiava!, e in cui gli dicevo, con determinazione, che doveva reagire, che bisognava non mollare. Lui mi guardava, chissà se capiva, ma mi stringeva ancora di più le mani.
Poi c'erano i giorni della sconsolazione, della tristezza, della forza ormai perduta per sempre, in cui gli sussurravo che doveva mollare, che era inutile cercare di resistere.
E poi c'erano i giorni più disperati, in cui non ce la facevo. Soprattutto gli ultimi. Arrivavo, mi sedevo, lui in costante fremito talvolta anche violento, senza conoscenza, lo guardavo e poco dopo me ne andavo, incapace di resistere. Non riuscivo, non avevo più le forze.
Ora che se ne è andato, raccolto là in montagna di fianco a mia madre, ora che è tutto finito, mi sento stranamente sollevato.
Vivo questa straordinaria contraddizione interna in cui il dolore fortissimo della perdita si è subito attenuato in una sorta di rilassamento fisico e mentale. Forse la stanchezza, forse la fatica di questi due mesi, forse la mancanza di vacanze, forse il caldo, forse...chissà che cosa, ma sta di fatto che oggi mi sento sereno e tranquillo, conscio di avere fatto tutto il possibile e di essergli stato più vicino che mai.
Con qualche senso di colpa per il non spremersi di dolore, di disperazione.
La vita scorre come un fiume, lentamente, con qualche increspatura, con qualche curva, con qualche salto, fino a gettarsi nel grande mare dell'oblio.
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