Il Grande Gatsby
Creato il 17 maggio 2013 da Mattia Allegrucci
@Mattia_Alle
Quanta attesa per questo film, ma dopo il gelo di Cannes la gente ha cominciato a chiedersi se fosse davvero bello come tutti si aspettavano. Sì, perché Baz Luhrmann sembrava la scelta più azzeccata per portare sul grande schermo l'ennesima trasposizione cinematografica de Il Grande Gatsby, famoso libro di Francis Scott Fitzgerald. Grazie alle sfarzose sequenze che è stato capace di regalarci nei suoi vecchi lavori, l'autore di Romeo + Giulietta pareva veramente la persona adatta a cui affidare una mole di materiale così visivamente imponente come quella presente nel film. E non metto in dubbio che l'aspetto visivo sia quanto di più interessante e colorato ci sia stato quest'anno al cinema. Tuttavia i problemi con questo film sono fondamentalmente due. Il primo, più importante, è un ritmo altalenante che assopisce lo spettatore già durante il primo tempo, impedendo al pubblico di appassionarsi ai personaggi e alla storia a meno che non siate dei fan sfegatati del romanzo, poiché la scansione dei tre atti è lenta e soporifera, scandita ancora più piano dalla voce narrativa del personaggio di Tobey Maguire, molto valido come il resto del cast di cui però parleremo tra qualche riga. Il secondo problema è una ripetitività eccessiva del discorso cinematografico di Luhrmann, che racconta una storia simile a quella narrata in Moulin Rouge facendolo quasi allo stesso modo, restando addirittura più distaccato rispetto al lavoro svolto sul film con la Kidman e McGregor e mettendo in atto alcuni escamotage narrativi che non sono caratteristiche tipiche di un autore, ma banali copiature autoreferenziali e mal fatte. Tutte le tematiche che si sommano a ciò che è già stato raccontato in Moulin Rouge derivano esclusivamente dal romanzo da cui il film è tratto, le quali vengono però solamente accennate o, talvolta, eccessivamente raccontate da una conclusiva voce over decisamente fuori luogo. La computer grafica non aiuta poi lo stile di Luhrmann che, se nelle sue altre opere si divertiva ad abbondare sulla scena, qui lavora per eccessiva sottrazione pensando di aggiungere poi tutto con il pc, rischiando quindi di ritrovarsi un risultato molto diverso dal suo stile, eccedendo tanto in CGI quanto Gatsby fa in alcolici e fuochi artificiali. Per fortuna questo non succede, perché il regista riesce comunque ad organizzare inquadrature pompose e ricche di elementi sfarzosi, che però rimandano al problema sopracitato, ovvero i troppi rimandi ad altri suoi prodotti. Complimenti comunque ad un cast di tutto rispetto, dalla disperata Carey Mulligan all'estroverso Joel Edgerton fino al protagonista principale, che se li mangia tutti a colazione, ovvero Leonardo Di Caprio, ormai attore completo che dei suoi personaggi fa sempre una bellissima proposta personale e accattivante, nonostante qualche ammiccamento ormai consono, ma tra il trucco e i costumi sembra che il caro Leo sia tornato alla giovane età della sua prima collaborazione con Luhrmann. Magari questa descrizione è un tantino esagerata, ma è interessante notare come il candore e la purezza dei volti dei protagonisti piano piano scemino con lo svolgere degli eventi. Con una seconda parte ben più interessante e coinvolgente della prima, Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann avrà già diviso critica e pubblico, così come ha affascinato i discendenti di Fitzgerald e ha raggelato gli spettatori della proiezione stampa di Cannes. Una pellicola che comunque ha qualcosa di interessante da offrire, ma uno dei lavori meno autoriali dal quale ci si aspettava veramente qualcosa di più.
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