1 gennaio 2014 Lascia un commento
Apprezzo la creativita’ al di sopra di ogni risultato e se riesce nell’una e nell’altro non posso davvero sperare di meglio e Luhrmann e’ un campione su entrambi i fronti. Quantomeno interessante poi e’ vedere come se la sarebbe cavata con un pilastro della letteratura mondiale come "Il grande Gatsby", sfidando un altro pezzo di storia come la versione cinematografica del 1974, quella con Robert Redford per intenderci.
Coraggio da vendere ma questo a Luhrmann non e’ mai mancato.
Del racconto di Fitzgerald sappiamo tutto e quella e’ la storia.
Cronaca di un’epoca, nel contempo epopea di una nazione. Storia anche di uomini, soprattutto di uomini e passioni ed e’ questo il gradino piu’ alto da superare, il saper esprimere la volonta’ indomita dell’essere umano che s’infrange soltanto sugli scogli dell’amore.
Serve una grande regia per riuscire ad esprimerlo ma servono anche grandi interpreti e anche qui il regista ha scelto bene, il meglio. Leonardo DiCaprio e’ un gigante, totale ed immenso. Incarnare il protagonista di Fitzgerald e’ molto piu’ complicato di quello che si potrebbe pensare tale e’ la forza delle parole, la capacita’ di descrivere oltre alla situazioni, l’animo e le ossessioni dei protagonisti e dare un volto, dei gesti, gli sguardi e tutto il resto non era facile, molto complicato anzi. Luhrmann ha grandi meriti per le medesime ragioni perche’ il confronto con un testo che rasenta la perfezione e’ un’impresa al limite dell’impossibile ma il connubio ha funzionato. Egli non solo coglie e racconta con dovizia i sentimenti ma e’ grandioso, sontuoso anzi nell’imbastire i fasti di villa Gatsby, dimostrando ancora una volta che quando c’e’ festa, c’e’ Luhrmann a raccontarla. Come in passato nella sua missione non e’ solo e oltre all’apporto fenomenale di DiCaprio, torna al suo fianco Craig Armstrong nella colonna sonora, quella che conta perlomeno. Armstrong e’ oggi il piu’ straordinario interprete del sentimento in musica, maestro di rara sensibilita’ che si esprime attraverso arrangiamenti di archi come nessun’altro oggi puo’ e sa fare.
Dove c’e’ azione c’e’ Zimmer ma dove c’e’ cuore Armstrong resta imbattuto.
Il film mi ha entusiasmato e ci riesce soprattutto nel confronto del testo, laddove senza competizione ma anzi comunione e rispetto, il regista spolvera la sua piu’ potente arma, la fantasia, per descrivere cio’ che qualcuno definisce uno spaccato sociale, per me e’ una dolcissima storia d’amore, una delle migliori.
Dimenticavo, a Cannes il film non e’ piaciuto e cio’ basti a decretare l’altissima qualita’ del film.
Imperdibile.