“Il Grande Grosso Libro delle Famiglie” di Mary Hoffman e Ros Asquith – editore Lo Stampatello – è qualcosa in più di un albo istruttivo che rispetta il politically correct, e quindi offre una visione rispettosa delle culture, delle diversità, delle scelte di vita, delle disparità sociali, dei credo religiosi, delle differenze fisiche o etniche che compongono il variegato universo dei popoli del nostro pianeta.
E’ un libro in cui il tema della famiglia – e di tutto ciò che ad essa gravita intorno, a partire dall’abitazione per arrivare fino alle feste e alle vacanze – è affrontato con senso dell’umorismo e sensibilità, con attenzione ma sapendo allo stesso tempo divertire chi legge.
Il testo, gradevole e misurato, ricco di note tenere e gentili, e le illustrazioni, allegre e spiritose, zeppe di dettagli piacevoli da osservare, rendono l’albo giocoso, fresco e brioso.
Pagine che al primo sguardo colpiscono proprio per le figure mosse, espressive e colorate, semplici senza essere banali, particolareggiate senza essere sovrabbondanti.
Una costruzione chiara, quasi schematica che però, grazie al movimento conferito da parole e immagini, non risulta piatta né noiosa.
Dopo una doppia facciata introduttiva che spiega che sovente nei libri, soprattutto un tempo, le famiglie venivano presentate come formate da mamma, papà, due figli – meglio se un maschio e una femmina – animali domestici e una casetta di mattoni e tetto rosso, si mostra che la realtà è ben diversa e le composizioni famigliari le più disparate.
Si parte quindi col vivo della piccola guida e campionario: famiglie di tipi differenti senza che ne venga inficiata l’armonia e l’affetto che chiaramente sottende alle tante facce felici e serene.
Bambini che vivono col solo papà, con la sola mamma, coi nonni perfino; oppure con due mamme o due papà – introducendo con naturalezza il tema della coppia omogenitoriale – per arrivare fino ai piccoli in affido o in adozione.
Le famiglie, quindi, possono essere numerose e popolose con ampi parentadi e ritratte in foto di gruppo fitte e straripanti. Oppure ridotte ai minimi termini, composte solo da un genitore e un bambino.
Non conta il numero dei componenti per fare una famiglia. Come non importa che siano ricostituite, che ci siano nuovi partner per i genitori e fratelli e sorelle acquisiti.
Nell’albo i tratti somatici e i colori, ovviamente, si mescolano.
Ecco quindi nuclei con papà bianco e mamma nera, o viceversa, capelli di tutte le fogge e le tinte, occhi più o meno a mandorla, fattezze fisiche diverse… Ma anche i costumi sono i più disparati, e così abbiamo vesti di diverso tipo, donne in chador, tuniche, e copricapi tradizionali vari.
Assente è, per fortuna, lo spirito di compassione o l’evidenza, ostentata, della malattia: i piccoli sono perfettamente integrati nel quadro dove sono inseriti.
Nessun incupimento quindi nel lettore, soprattutto in quello piccino: in un tripudio di differenze e molteplicità tutto si uniforma e niente è innaturale o strano, la vita è mostrata per quello che è, varia, e amore e felicità non dipendono dalla rispondenza a una presunta, e fittizia, norma.
Sullo stesso registro il trattamento delle disparità sociali: che poveri e ricchi ci siano il libro non lo dice esplicitamente ma lo lascia trapelare dalle varie abitudini e possedimenti.
C’è così chi ha la casa grande, la macchina potente e i vestiti scintillanti, accanto a chi vive stipato in minuscoli appartamenti – o peggio, non ha un’abitazione – va a piedi o in bicicletta e veste solo di seconda mano.
In questa sede poco importa tutto ciò, il giudizio è sospeso (solo i più attenti, o visionari, potranno notare un velatissimo ammiccamento in favore dei secondi) e l’intento rimane solo quello di restituire l’esistenza, e la ricchezza, della varietà.
Ancora, il libro è molto attento al tema delle differenze di genere e nelle illustrazioni si mostrano sovente padri indaffarati in cucina, nelle pulizie o nei compiti di cura, donne e uomini che indifferentemente dal sesso vanno al lavoro, mamme al computer o con la ventiquattrore, femminucce che giocano al pallone o intente ad operare con chiavi inglesi e cacciaviti, maschietti che aiutano in casa.
Un albo che sarà gradevole sfogliare insieme, genitori e figli, alla ricerca della famiglia più somigliante e delle abitudini maggiormente condivise. Una lettura che invita a osservare e partecipare, a non essere liquidata con l’ultima pagina bensì a continuare nelle domande, nei ricordi, nelle storie che ogni componente ha da raccontare.Un libro, infine, che invita, adulti e bambini, a guardare il mondo con occhio felice, col sorriso e l’ottimismo che provengono da un senso di armonia e di fratellanza che, nonostante le disparità esistenti, può essere cercato e coltivato.Niente di troppo ingenuo, perché difficoltà e ombre fanno capolino anche da queste pagine, ma allo stesso tempo nulla che non possa essere compreso e, soprattutto, inquadrato, in una dimensione che passi prima di tutto dall’amore, unica parola che con famiglia dovrebbe far rima.
[Delle stesse autrici, ho già recensito su questa pagine "Il Grande Grosso Libro delle Emozioni"]
(età consigliata: dai 4 anni)
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