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Il grande inverno di George R.R. Martin. Capitolo 18: Bran

Creato il 19 febbraio 2013 da Martinaframmartino

Il grande inverno di George R.R. Martin. Capitolo 18: BranPer George R.R. Martin i capitoli dedicati a Bran sono fra i più difficili da scrivere per varie ragioni, compreso il fatto che lui è il suo protagonista più giovane. Nei primi due capitoli, l’esecuzione del disertore e il ritrovamento dei meta-lupi prima e la scalata alla torre poi, non mi ero certo accorta di questa difficoltà. Poi, pur nella gioia per il fatto che Bran è ancora vivo, ho iniziato a chiedermi cosa potesse vedere, e fare, un bambino così giovane e pure storpio.

Bene, lo vedremo. Martin non mi annoia mai e i suoi personaggi sono sempre veri e coinvolgenti. Qualcuno lo ammazzerei volentieri, ma questo solo perché è veramente un grandissimo bastardo…

E Bran ha la sua parte da fare, anche se a volte può sembrare un po’ passivo. Ma no, bisogna fare attenzione a tutte le parole, a tutte le azioni. E a tutti gli stemmi, altrimenti non si capisce più chi sta facendo cosa. Intanto ci viene sottolineato quanto sia antico il sangue degli Stark, e come diceva Anton Cechov, se nel primo atto è presente un fucile prima della fine del terzo atto quel fucile sparerà. Attenti al sangue degli Stark, perché in qualche modo questo dettaglio sarà importante.

Hodor è ormai l’ombra inseparabile di Bran, e quest’affermazione può essere commentata solo con un significativo “Hodor!” L’altra ombra è Estate, con tutto l’aspetto magico che lo riguarda che sta creando problemi a Martin. Non solo Estate ma anche i Primi Uomini e i Figli della Foresta, gli antichi dei e gli alberi diga. Sevono risposte, ma lo zio George è molto bravo a rimandarle nel tempo senza far sembrare che lo stia facendo apposta. Uno scrittore incapace, e ne ho letti molti, apostrofa il protagonista dicendogli che per la sua sicurezza è meglio che non sappia nulla, e il tizio se ne sta fiducioso nell’ignoranza convinto che sia sufficiente che gli altri sappiano quale sia il suo bene. Ma se una cosa non viene detta può morire con chi la conosce, senza considerare che ci si difende meglio dai pericoli noti che da quelli ignoti. Qui abbiamo leggende alle quali nessuno presta fede, e in effetti chissà di quali particolari ci si può fidare. Se il protagonista non ottiene informazioni importanti magari questo avviene semplicemente perché non le ha capite, come Arya non ha capito un accidente della conversazione fra Varys e Pycelle nel suo ultimo capitolo del Trono di spade

Rickon è sempre più selvaggio, mentre Robb sta maturando. Tenere a bada gli alfieri di Ned non è proprio una passeggiata, non per un ragazzino, e lui non può permettersi di essere visto come qualcosa di diverso dal figlio del Lord di Grande Inverno e rappresentante della volontà del padre. Vediamo lady Maege Mormont, sorella di Jeor Mormont, lord comandante dei Guardiani della notte e zia di Jorah Mormont, cavaliere in esilio al servizio di Daenerys. Vediamo lord Jon Umber, e il confronto fra lui e Robb è notevole. Vediamo, più o meno, Roose Bolton, nel senso che non lo vediamo agire o parlare ma vediamo le sensazioni che è in grado di suscitare. Bel gruppo di nobili su cui Robb deve governare, del tipo che o impara a nuotare o affoga e magari pure il Nord affoga con lui.

Sentiamo voci, ed è bene che ricordiamo che è meglio diffidare di tutto ciò che ci viene solo narrato e che non vediamo direttamente con i nostri occhi. Ci viene ricordata la sorte di Lady, e abbiamo un nuovo accenno a Rickard Stark. A quando la storia completa? E se il passato ci turba con i suoi segreti e il presente non ci tranquillizza certo con la realtà delle persone e dei problemi presenti, nuove inquietudini le porta Osha con la sua saggezza da donna dei bruti. Con la sua ignoranza pure, ma a volte gli ignoranti conoscono verità ignote ai più dotti. Alberi-diga, giganti estinti al pari dei Figli della Foresta, uomini con gli occhi azzurri come quello dello scorso capitolo e il re oltre la Barriera. E Robb Stark che secondo Osha marcia dalla parte sbagliata.



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