Magazine Cultura

Il grande inverno di George R.R. Martin. Capitolo 32: Sansa

Creato il 26 settembre 2013 da Martinaframmartino

Pian piano stiamo facendo il giro di Casa Stark. Con Il grande inverno che si avvia alla conclusione George R.R. Martin deve mettere i suoi personaggi nella giusta posizione per lasciarli, almeno per qualche tempo. A Game of Thrones è del 1996, A Clash of Kings del 1999, ancora i suoi tempi di scrittura erano abbastanza normali, i personaggi non venivano abbandonati per chissà quanto tempo, ma i finali vanno comunque scritti e visto che qui ci sono sette punti di vista – con la morte di Ned uno ce lo siamo giocato – ci devono essere sette finali.

Ecco Sansa quindi, colei che ha assistito alla decapitazione del padre più da vicino. Credeva di essere riuscita a salvarlo con la sua supplica a Joffrey e invece ha scoperto quale mostro sia il suo fidanzato. “Lo fissò e lo vide per la prima volta”, ci dice Martin (pag. 359). Quante volte Syrio aveva insistito con Arya che bisogna guardare con gli occhi e non lasciarsi ingannare dalle apparenze? Ecco, per la prima volta Sansa guarda e vede, peccato che per lei, Ned e gli uomini del Nord sia troppo tardi.

Notare che chi le dona un minimo di gentilezza è Sandor Clegane, il Mastino, colei che la spaventava per via della sua faccia sfigurata e che in certi momenti, vedi la fine di Mycah, sembrava un mostro di crudeltà. Le cose non sono mai semplici come appaiono a prima vista. E i cavalieri non sono sempre cavallereschi, tanto è vero che ser Meryn Trant non esita neppure un istante nell’ubbidire all’ordine del suo sovrano. Fra le cose che Martin ha esplicitamente affermato c’è anche questo, il desiderio di mostrare come la cavalleria come la pensiamo noi, e come ci hanno mostrato tanti film pseudo-medievali, sia un falso. Si può avere il titolo di cavaliere e non averne lo spirito. Come dice il proverbio, l’abito non fa il monaco.

Per quasi un romanzo Sansa è stata frivola. Tutti l’abbiamo sopportata a stento, quando non odiata, per il suo comportamento. La lady perfetta, convinta di vivere in una favola. No, questa non è una favola, la realtà non lo è mai stata e questa saga, per quanto fantasy, nei comportamenti umani è estremamente realistica. Perciò tutte le leziosaggini sono finite nella latrina e il dubbio su quale parte scegliere, il fidanzato o la sorella davanti al sovrano, episodio che ha portato alla morte di Lady e Mycah, il fidanzato o il padre in seguito, episodio che ha portato alla morte di Ned e di quasi tutti i suoi uomini (venti, ricordo, sono partiti con lord Beric, mentre Arya è in fuga) è definitivamente sparito. Ora Sansa deve solo sopravvivere, e il suo percorso non è certo dei più facili. L’immagine che ho scelto è una delle copertine per i vari fascicoli della graphic novel Game of Thrones. Non che mi piacciano particolarmente i disegni, che si riferiscono pure a un momento precedente, la disputa con Joffrey sul Tridente. Però è emblematica: una riluttante Sansa volge le spalle alla sua famiglia, anche se non riesce davvero a far parte del gruppo di Cersei e Joffrey. Sullo sfondo un Robert Barahteon inerte. La sua presenza bilancia i due gruppi, quando sparirà saranno guai, ma di fatto non agisce per migliorare la situazione. Si limita a restare dietro a tutti gli altri.

Tornando al capitolo vediamo anche Joffrey somministrare la giustizia, nulla di più diverso dallo stile di Ned. Se qualcuno pensava che Robert fosse un pessimo sovrano mi sa che si deve ricredere. Chi c’è stato prima di lui, Aerys il folle, e chi è venuto dopo sono la prova  che il menefreghismo può non essere così dannoso, specie se unito a un cuore comunque generoso e al mettere a fare il proprio lavoro persone capaci come Jon Arryn e Eddard Stark.

Per Sansa crolla anche l’ultima illusione, quella che Cersei potesse volerle bene. Sbagliato, Cersei vuole bene solo a sé stessa e ai suoi figli. Come dice da qualche parte, certo nella serie televisiva e forse anche nei romanzi anche se non ricordo dove, amare qualcuno è una debolezza perché è lì che i tuoi nemici possono colpirti, quindi lei riduce i rischi al minimo. Le parole non sono queste ma il concetto sì, anche se a me viene da dire che una vita senza amore è una vita vuota. L’ambizione è inutile. Va bene avere degli obiettivi, ma lasciarsene consumare anche quando ciò che si ricerca non è davvero necessario è qualcosa che non capirò mai.

Joffrey invece non capirà mai cos’è la compassione, altrimenti non avrebbe mai fatto questo giretto sugli Spalti insieme a Sansa. Nella serie televisiva fra le teste che si vedono c’è anche quella di George W. Bush. È girata dall’altro lato, quindi la si riconosce solo se la si guarda davvero, ma c’è. Ne ha parlato la produzione nel momento della realizzazione del cofanetto di dvd. Ci sono state polemiche, ma non voleva essere un elemento politico. Al di là del fatto che i decapitati sono gli Stark, e quindi i buoni, la produzione ha spiegato che le teste finte costano parecchio e quindi loro si sono limitati a prendere quelle che c’erano già pronte negli studi. C’è una testa di Busch? Va bene, usiamo pure quella. E No, il signor George R.R. Martin non può avere la sua testa sugli spalti insieme a quella di Sean Bean e a tutte le altre perché realizzarla costerebbe troppo. Tutto qui.

Naturalmente c’è anche la testa di septa Mordane. Per la serie ammazziamo la gente anche se non serve, direi che il sovrano è un tipetto bello sanguinario. E facciamo pestare le ragazze da uomini grandi e grossi, perché farlo in prima persona non sta bene. Peccato che Sansa non abbia trovato il coraggio per quel salto. Avrebbe indubbiamente accorciato la storia ma avrebbe anche reso i Sette Regni un posto migliore.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :