Addestramenti al Castello Nero. Piano piano il cameratismo si sta formando e questo è importante visto che noi, a differenza di Jon, di Sam e di tutti gli altri, sappiamo almeno qualcosa di quel che George R.R. Martin ha piazzato oltre la Barriera. Quando l’inverno arriva è meglio essere uniti perché, come ha spiegato Ned ad Arya, il branco sopravvive là dove il lupo isolato muore. Questi sono corvi, non lupi, ma l’inverno sta arrivando per tutti, e soprattutto per loro.
Sam in realtà non è con gli altri, ma i membri di un branco devono essere non solo capaci di aiutarsi a vicenda ma anche di capire i problemi degli altri membri anche se nessuno glie li spiega.
Jon ripensa a sua madre, ma quanto sono fuori strada i suoi pensieri? Lui non sa nulla di lei quindi può solo fantasticare, e chi per qualche motivo è abbattuto fa in fretta a vedere tutto nero. A suo modo di vedere Eddard non parla di sua madre perché se ne vergogna, perché lei era un essere carico di disonore, ma come avrebbe potuto Eddard accostarsi a una persona disdicevole? E noi che entriamo nella sua testa sappiamo che Ned pensa a lei con dolore e rimpianto, non certo con vergogna.
Jon va da Aemon. Visita interessante, anche se ci dice poco. Martin è così, piazza un seme d’informazione qui, un altro là, e lascia noi a lambiccarci per riunire il tutto. Non è che da ragazzino ha studiato archeologia e si divertiva a riunire i frammenti di opere spezzate dal tempo? A me non risulta che lo abbia mai fatto, ma anche gli archeologi prendono pezzi di oggetti frantumati, dispersi magari in zone molto ampie, e cercano di ricostruire l’opera unitaria.
Aemon pensa a cinquant’anni prima, e prima o poi dobbiamo vedere di stilare una bella cronologia. La rivolta Baratheon (riuscita) risale a quindici anni prima, quella Greyjoy (fallita) a nove. E cinquant’anni prima? Siamo sotto il dominio dei Targaryen, visto che quasi tre secoli prima Aegon il Conquistatore è sbarcato sul continente. Cinquant’anni prima significa regno di Aegon V l’improbabile, anche se è possibile che l’episodio specifico su cui si è concentrata la mente dell’anziano maestro non lo conosceremo mai. I draghi erano già estinti. Sappiamo altro? A questo punto della storia, e mi riferisco alle prime 75 pagine del Grande inverno, mi pare di no. Jon comunque ha trovato un modo per aiutare Sam, o almeno per provarci, anche se la decisione finale non spetta a lui.
Parole, nient’altro che parole. Le azioni scarseggiano in questo capitolo, in compenso abbiamo intrighi anche da parte di personaggi onesti – perché lo fa a fin di bene, per aiutare un amico, ma quello di Jon è comunque un maneggio sottobanco nel tentativo di modificare le cose nella direzione da lui voluta.
L’ho già scritto che non c’è un solo personaggio che si comporti sempre in maniera irreprensibile? Che non ce n’è uno che non menta almeno una volta, o che non nasconda un’informazione fondamentale? Questo non è l’unico peccato di Jon, anche se siamo tutti felici di vederglielo commettere, e io inizio con il registrarlo.