“Il grande libro del mondo” di Ole Könnecke, Babalibri

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

Recensione di Vittoria

Il libro con gli animali”, “Il libro con tutti quei nomi” oppure “Il libro con i nostri simbolini”. Ecco alcuni dei modi buffi in cui i miei bambini del nido chiamano questo bell’albo, una vera e propria enciclopedia, una preziosa risorsa per apprendere nuove parole.

Già le dimensioni colpiscono. È un libro da reggere ben saldi con due mani e chi legge – solitamente la sottoscritta – non ha più a disposizione l’indice per guidare l’attenzione dei piccoli ascoltatori. Così la loro vivacità ha libero sfogo e sono i bimbi a prendere il sopravvento e a guidare la lettura secondo il loro punto di vista e i loro tempi.

Devo ammettere che solitamente non amo i libri troppo grandi. Apparentemente sono ideali per attrarre mentre, nella pratica, in sezione vengono utilizzati come schermi per nascondersi dal lupo (eh sì, in questo periodo abbiamo un lupo che dorme nel fasciatoio!).
Per fortuna “Il Grande libro del mondo”, nonostante la stazza, ha un contenuto talmente accattivante che i bimbi preferiscono sfogliarlo piuttosto che usarlo come nascondiglio.

L’assenza di una storia permette ai lettori/ascoltatori di variare, ogni volta, gli elementi da nominare, gli animali da toccare, le storie da inventare o ripetere all’infinito.
Il libro, nei fatti, è strutturato per aree geografiche e in ciascuna sono mostrati gli elementi naturali, gli animali che vi abitano e le attività tipiche dell’uomo (sebbene questo sia rappresentato da topolini antropomorfi).
Si passa da ambienti estremi come il glaciale Polo Nord, il deserto o l’Africa, a quelli a noi più familiari come il lago, il mare, la fattoria.
Sfogliando, incontriamo animali più o meno selvatici, più o meno noti e i bambini cercano di umanizzarli, di attribuire loro delle emozioni.
D. vede il gufo ed esclama ‘Ma è arrabbiato’, L. indica il panda e chiede ‘Ma è triste?’, creando un’occasione di riflessione sulle varie espressioni del muso e poi, per affinità, del viso.
Cosa provano, al livello emotivo, gli animali, noi adulti ancora non lo sappiamo con certezza. Ma i bambini sono sicuri che siano tali e quali a noi: soffrono, si arrabbiano, vogliono la mamma e il babbo, amano le coccole. In sostanza, nessuna differenza.

E’ noto che i bambini abbiano capacità e spiccata tendenza ad immedesimarsi negli animali. Non a caso, un numero enorme di prodotti per l’infanzia ha come protagoniste bestioline, spesso umanizzate.
Inoltre, l’uso di animali antropomorfi come personaggi nelle storie aiuta a mantenere una distanza di sicurezza emotiva, utile per affrontare gli stati d’animo più forti.

Di contro, la grande pedagogista italiana Maria Montessori riteneva fosse più corretto presentare ai bambini la realtà nella sua forma più sincera. Per questo, anche le rappresentazioni iconiche degli animali dovrebbero, a suo parere, essere fedeli alle caratteristiche reali.
Non solo, i libri illustrati in maniera veritiera possono costituire un prezioso strumento di educazione scientifica sin dalla più tenera età. Estremizzando, una recente indagine, svolta da Patricia Ganea dell’Università di Toronto, ha evidenziato addirittura come gli albi che hanno come protagonisti animali umanizzati influenzerebbero il ragionamento e la rappresentazione mentale del mondo naturale, facendo sì, ad esempio, che si attribuiscano erroneamente alle bestie emozioni e comportamenti tipici degli essere umani. (Ma chi può dirlo?)

Tornando al libro, possiamo evidenziare il doppio registro dell’autore: da un lato la predilezione per una rispondenza realistica di animali, ambienti e perfino di proporzioni tra i vari elementi (la balena è infinitamente più grande della sogliola, finalmente), dall’altro la sostituzione degli umani con i topolini antropomorfi.

Sicuramente resta uno strumento utile per imparare e stimolare la curiosità.

Le modalità di lettura e di approccio al libro sono molte.I bambini si divertono ad aprirlo e a cercare il simbolo che li rappresenta al nido. Infatti, per agevolare i bambini in età pre-verbale, si fa spesso uso di un simbolo – solitamente un animale – per identificare gli spazi a lui dedicati come, ad esempio, l’armadietto, le scatole per il cambio dei vestiti, la sedia, il turno per sparecchiare… E allora via alla ricerca del riccio di T. o del tricheco di N.!

E che dire dei peluche che tiene loro compagnia durante il riposino pomeridiano? Un altro gioco che hanno inventato i bambini è stato quello di cercare gli animali che li accompagnano tra le braccia di Morfeo: “Quella è la scimmia di Giacomo” dice L. indicando un orango, “Anche quella” gli risponde D. toccando con l’indice una scimmia più piccola.

Al di là dei più familiari, molti animali sono pressoché sconosciuti ai bambini, come il narvalo, e difficili da pronunciare, come lo gnu (che riescono a pronunciare solamente allungando l’ultima vocale a mo’ di ululato: ‘gnuuuuuu’).

Inizialmente ho letto, sbagliando, questo libro ad un gruppo ampio di bambini, a volte anche a tutta la sezione. Ma la naturale smania di alzarsi per osservare nei dettagli l’anaconda o il topo muschiato, così come il desiderio di toccarli, erano davvero troppo forti per invitarli, per l’ennesima volta, a restare seduti in modo di consentire a tutti di vedere.

Ho così cambiato strategia. Quando ho un piccolo gruppo, magari prima di andare a fare colazione o dopo il pranzo, raduno accanto a me i bambini, mi siedo su una sedia posta al centro della stanza e lascio che questi si dispongano come vogliono. Fanno sempre a gara per accaparrarsi il posto centrale, ma tutti riescono, comunque, ad arrivare a toccare il libro tutte le volte che vogliono.

L’albo ha inoltre ispirato diverse letture e giochi di memoria, di pronuncia fonologica, di riconoscimento e, soprattutto, ci ha suggerito molteplici riflessioni sul nostro mondo, su quanto sia grande, su quante specie lo popolino, dove esse vivano.
Ciascun bambino ha avuto lo spazio per descrivere le bestiole più strane che ha visto durante le vacanze, allo zoo, in fattoria, all’acquario.
Infine, siamo un po’ partiti… con la fantasia: abbiamo raccontato di immaginari viaggi che ci hanno portato dentro i vulcani, sopra gli arcobaleni, sott’acqua e sulle montagne innevate. Abbiamo incontrato orsi polari che giocavano con le balene ma anche il narvalo che nuotava con lo gnu.
E ci siamo divertiti moltissimo.

(età consigliata: dai 3 anni)

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