di Peter Segal (Usa, 2013)
con Robert De Niro, Sylvester Stallone, Alan Arkin, Kim Basinger, Jon Bernthal, Kevin Hart
durata: 113 min.
★★★☆☆
Un film allo stesso tempo improponibile e divertente, esattamente come le due stagionate star che lo interpretano. Ovviamente è impossibile prenderlo sul serio perchè a nessun pugile al mondo viene data la possibilità di combattere fino a 70 anni suonati (ammesso che possa essere in grado di farlo), ma si sa che Hollywood è capace di tutto... perfino di rendere dignitosa un'idea strampalata come questa: un incontro di boxe atteso da trent'anni da due vecchie glorie, acerrimi rivali, ancora divisi dall'amore per la stessa donna. Sarebbe roba da trash puro se i due sparring partners non si chiamassero Sylvester Stallone e Bob De Niro, due che indubbiamente di guantoni se ne intendono!
Così, la sfida tra Henry 'Razor' Sharp (Stallone) e Billy 'The Kid' McDonnen (De Niro) diventa una godibilissima operazione-nostalgia per cinefili un po' più grandicelli, quelli cresciuti con le imprese di Jake La Motta e Rocky Balboa. Certo il fisico non è più quello di una volta (meglio Sly comunque, che non ha mai smesso di girare film d'azione ed è certamente più in forma, mentre De Niro da allora non è più risalito sul ring... e si vede!) e bisogna dire che i due attori hanno dimostrato coraggio nel mostrarsi 'nudi alla meta' al proprio pubblico. Lo hanno fatto per soldi, è ovvio, ma anche con una buona dose di autoironia e senza prendersi troppo sul serio, cosa fondamentale per non rendere inguardabile una pellicola che punta tutto sull'effetto-revival, infarcendo furbescamente la trama di citazioni volutamente ovvie (e molto comiche) proprio per far sorridere lo spettatore e sottrarsi al confronto con gli 'originali'.
Vediamo così il buon Stallone tornare in una macelleria per prendere a pugni le carcasse di bue appese al soffitto (poi saggiamente fermato dal suo manager quasi novantenne, uno strepitoso Alan Arkin), trangugiare molto dubbioso il mitico beverone fatto di tuorli d'uovo, dissimulare perfino il distacco della retina a un occhio! Mentre De Niro dal canto suo si fa 'apprezzare' (si fa per dire) facendo il cabarettista in locali di terz'ordine e vivendo una vita da scapolone sciupafemmine anche alle soglie della senilità...
Però sarebbe sbagliato liquidare Il Grande Match come una pellicola puramente dissacrante e comica. Lo è solo nella prima parte, dove seguiamo i due 'duellanti' durante la preparazione alla sfida. Ma poi, man mano che ci si avvicina all'epilogo (e quindi all'incontro) il tono si fa sempre più nostalgico e perfino emotivamente coinvolgente, condito anche da quel pizzico di retorica tutta americana (inevitabile in film come questi, e lo diciamo in senso buono) che sapientemente riesce a 'intrigarci'. A dimostrazione di come il cinema medio americano, anche se ultra-commerciale come in questo caso, sia di livello innegabilmente superiore a tante produzioni nostrane che si rivolgono allo stesso target. Bisogna dirlo, quando ci vuole ci vuole.
Ma insomma, alla fine chi lo vince il grande match? Ovviamente non ve lo diciamo... dovete andare al cinema! Accontentatevi di una piccola 'dritta': restate incollati alla sedia anche durante i titoli di coda, perchè c'è una sorpresa davvero strampalata Vedere per credere!