Ecco la mia nuova rubrica “MilleOrienti” pubblicata sul numero di aprile 2011 del mensile Yoga Journal. Questa volta è dedicata alla visualizzazione, con brevi riferimenti all’induismo, al buddhismo e alla psicologia occidentale. Buona lettura.
Nel Bhagavad Gita (भगवद्गीता), cuore della filosofia hindu, la mente concentrata viene paragonata alla fiamma di una candela in un luogo senza vento; molti testi buddhisti invece rappresentano la mente concentrata come un lago perfettamente tranquillo, senza onde né increspature.
Ma come raggiungere un tale stato mentale?
Ogni scuola di meditazione ha la propria risposta e la propria via, ma è interessante notare che quasi tutte hanno una pratica in comune: la visualizzazione, cioè la capacità di rappresentarsi mentalmente un’immagine. Di un oggetto oppure di un’azione.
In alcune tradizioni buddhiste, per esempio, la visualizzazione interiore di vari Buddha e Bodhisattva durante la meditazione è una pratica costante per salire gradini via via più alti verso l’illuminazione.
In questo caso la visualizzazione consiste in una vera e propria evocazione del Buddha.
Il Bodhisattva della Compassione: Avalokiteshvara (in sanscrito) o Chenresig (in tibetano)
Ma a prescindere dal suo significato religioso, il messaggio è valido anche per chi non è buddhista: la cosciente rappresentazione mentale di uno stato di beatitudine porta essa stessa alla beatitudine.
Perché – dice la psicologia moderna - la mente e il corpo rispondono alle immagini mentali proprio come fanno con le immagini reali.
L’enorme potere della visualizzazione è dunque ormai noto anche alla psicologia occidentale.
Visualizzare – precisamente, più volte – un’azione che vogliamo compiere è già un passo importante verso il compimento dell’azione; se un obiettivo ci pare difficile, rappresentare mentalmente il raggiungimento di questo obiettivo (purché realistico) ci avvicina al suo conseguimento.
Per potenziare una visualizzazione è però necessario rendere quanto più realistica possibile l’immagine rappresentata mentalmente.
Più realistica è la visualizzazione, più profondo sarà il suo effetto sulla pratica.