Oggi il mio micio Grigio se ne è andato, l’ho dovuto far addormentare, o per dirla in modo meno romantico sono dovuta ricorrere all’eutanasia.
Il Grigio, quello dell’incidente agricolo, quello con tre zampine monche e una sola intera. Quello che due anni prima avevo di nuovo salvato perché era più di là che di qua. Lui. E’ stata una cosa fulminante, anemia acuta. Venerdì stava bene, sabato sera ha iniziato a star male. Domenica, ieri, in continuo lento peggioramento nonostante alcuni tentativi di cura. Stamattina il crollo repentino e la decisione da prendere.
E’ stato un gatto molto sfortunato, ne ha passate tante, troppe. Girava intorno a casa mia tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010. Molto diffidente ma bellissimo, un gattone meraviglioso, mai visto un gatto così bello. Io sono convinta che l’abbiano abbandonato, non esistono randagi di lungo corso così belli e ciccioni. Lentamente si avvicina, sempre di più, fino a farsi accarezzare, ricordo ancora la prima volta che l’ho preso in braccio, ho provato una sensazione splendida e potente. Lui va e viene, però più passa il tempo e più i periodi in cui resta si allungano. Ricordo le nostre serate nell’estate del 2011, un’estate per me orrenda, ma sedermi con lui sul muretto mi faceva stare meglio. Ecco, era uno di quei gatti che hanno il potere di calmare, di tranquillizzare. Lo guardavi dormire e ti veniva voglia di dormire, indipendentemente dagli altri problemi. L’adozione ufficiale il 30 settembre 2011, quando siamo riusciti a prenderlo per portarlo dai veterinari, quando era molto grave e dalla prognosi incerta. Invece miracolosamente si riprende e rimane con noi, nonostante il girovagare. Arriva l’estate del 2013, non racconto tutto ancora, ne avevo già parlato qua, incidente terribile, da cui miracolosamente si riprende, acciaccato e con tre piedini in meno, siamo d’accordo, però comunque lotta, forse un filo inconsapevole della sua nuova situazione. Io e lui ci avviciniamo sempre di più, la veterinaria dice che con me si comporta quasi da cane, mi segue sempre con lo sguardo, vuole continuamente starmi vicino, si sente al sicuro con me.
Fino a sabato. Lì non so cosa sia successo, qualcosa si è inceppato, e non c’è stato nessun miracolo, non stavolta. Sono qua a chiedermi se potevo fare di più, se c’erano dei segnali precedenti a cui avrei dovuto prestare più attenzione. Io sono convinta che ci siano stati ma presa da altri pensieri non sono stata in grado di decifrarli. Poi probabilmente le cose sarebbero comunque andate così. E in ogni caso mi sentirei comunque in colpa, perché è nel mio carattere e non c’è niente da fare.
Decidere per l’eutanasia è difficilissimo, doloroso. Ma è anche semplice, perché necessario. Prima di oggi non mi era mai capitato di dover decidere per un animale. Da bambina avevo tantissimi gatti, l’ultima “storica” morta nel 1996, sono sempre stati i miei a decidere. Con la cagnetta che ho avuto per tre anni idem. Ho tentato poi di prepararmi al momento, non per il Grigio ma per Fiore, e mi sono documentata, ho letto varie esperienze nei forum dedicati agli animali. Leggevo ricorrentemente frasi del tipo “Quando è il momento lo capisci” oppure “Quando è il momento il gatto te lo fa capire” e non ci credevo. O comunque non credevo di essere in grado di capirlo. Ecco, dopo stamattina posso dire che è vero, che si capisce. C’è un momento in cui ti rendi perfettamente conto che è ora. Forse quel momento arriva un po’ tardi, quando il gatto già un po’ soffre, ma è un momento che non riesci a prevedere, per un semplice motivo: i gatti sono animali che sanno sorprenderti in mille modi diversi. Sette vite hanno, i miracoli accadono con loro, inspiegabilmente. Però il momento arriva e state certi che lo riconoscerete. Decisione dolorosa ma l’unica possibile da prendere.
Adesso riposa in giardino, sotto uno dei grossi pini davanti a casa. Ci tenevo ad averlo qua, ci tenevo che avesse una casa, indipendentemente da tutto.
Io e Anacleto siamo distrutti e sopraffatti, ancora non ce ne rendiamo conto. E’ tutt’oggi che sono in studio da sola a far niente, pur di non andare in salotto e vedere che lui non c’è. E’ un dolore a cui non eravamo minimamente preparati. Non ho visto Anacleto piangere molte volte, cinque o sei volte (quando è mancata mia mamma, quando lui era in ospedale, quando è morta la cagnetta, due settimane fa quando io ero in ospedale…), e oggi è stata una di quelle volte.
La mia vita senza il Grigio sarà molto più vuota. Perché era un gatto speciale, era il mio gatto.