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Il padre di una ragazzina di 14 anni viene ammazzato da un criminale di bassa lega per una stupida questione. La ragazzina, molto determinata anche se un po' ottusa, decide di rincorrere l'assassino e assolda per questo motivo un vecchio duro, soprannominato Grinta.
Grinta è interpretato dal caro vecchio Jeff Bridges, già egregiamente sperimentato dai fratelli Coen ne Il Grande Lebowsky e quindi ben avvezzo all'idea di interpretare un protagonista vizioso, rude e trasandato, ma sempre intrigante.
I due partono e si fanno accompagnare da un ranger texano, interpretato da Matt Damon, col quale ci sono parecchi attriti.
Il film inizia in maniera lenta e vagamente pesante, ma dopo aver preso l'abbrivio inizia a ingranare.
I fratelli Coen hanno voluto fare un omaggio al cinema western d'altri tempi, ma l'hanno fatto in maniera volutamente ambivalente. La sceneggiatura richiama a tratti i toni formali dei film degli anni 50-60, così come lo stile dei personaggi. Vi sono però elementi chiaramente estranei a quello stile, come scene di una violenza e un realismo che in quei film d'altri tempi non avremmo mai potuto vedere. Inoltre nel film sono stati inseriti elementi comici con scene nelle quali vengono volutamente ridicolizzati i luoghi comuni dei film western.
Matt Damon impersona un texas ranger volutamente ampolloso, che marca quei tratti da macho dei film di Robert Mitchum e John Wayne (magari anche un po' Chuck Norris già che ci siamo) e che il più delle volte fa cilecca comicamente. Stesso discorso per il Grinta un duro dal cuore d'oro che fa lo spaccone, ma sotto sotto ricorda vagamente la bonarietà di Dude.
E poi si aggiungono a queste storpiature delle scene particolarmente demenziali ed episodi di violenza gratuita contro pellirossa, probabilmente un altro richiamo al modo in cui erano trattati i poveri indiani nei vecchi western.
Voto 7/10
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