imagecredit theaustralian.com.au
La Compagnia dell'Euro potrebbe chiamarsi questo Gruppo di Francoforte recentemente costituitosi a difesa della comune moneta. Ne fanno parte, ovviamente, il duo Merkel e Sarkozy, definiti direttorio da qualche giornalista patrio, ai quali si aggiungono il Primo Ministro lussemburghese, J.C. Juncker, J.M. Barroso e O. Rehn dalla Commissione Europea, il Presidente del Consiglio Europeo H. Van Rompuy, il Presidente della Banca Centrale Europea M. Draghi e il Presidente del Fondo Monetario Internazionale C. Lagarde [1].Uno dei risultati attribuiti a questo gruppo di Francoforte sarebbero le dimissioni dei Presidenti del Consiglio di due paesi europei, uno dei quali conosciamo molto bene: Silvio Berlusconi e Georges Papandreou.Ne parla in questi termini lo Spectator, con Fraser Nelson (uso la traduzione di Presseurope)il mese scorso Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno incontrato l'élite burocratica dell'Ue, organizzando quello che in un altra era sarebbe stato definito un putsch.Ma, per quale motivo il direttorio Merkel-Sarkozy (Merkozy) ha ritenuto di dover fondare questo palese Frankfurt Group? A quanto sembra, c'entra qualcosa l'impossibilità di arrivare a decisioni quando si è in molti a decidere
Merkozy e i burocrati si erano stancati dei vertici dell'eurozona, dove i leader discutono incessantemente ma non arrivano mai a una decisione comune. C'era bisogno di formare un gruppo più ristretto, in grado di esercitare il potere con fermezza ma anche in maniera informale.Un leggero risentimento aleggia nei media inglesi per il fatto che l'Inghilterra non è stata inclusa nel Gruppo, e forse sarà per questo che alcuni giornali inglesi ne parlano in termini critici.Questo Gruppo di Francoforte è in realtà composto per la maggior di gente non eletta dai cittadini, che quindi non rappresenta una volontà popolare, ma che però si è autodesignata leader in Europa, assumendo iniziative attraverso le quali costringere i partner, continua Nelson. Addirittura, nell'articolo riporta le confidenze di qualche funzionario del Ministero degli esteri britannico che avrebbe affermato
"Siamo sulla buona strada per deporre Berlusconi". Un tempo una frase del genere sarebbe apparsa oltraggiosa. E invece all'inizio di novembre era ormai chiaro che era in atto un'operazione per far rovesciare il Cavaliere.Con il che, se fosse vero, potrebbero farmi diventare improvvisamente simpatico il Cavaliere.Il quadro dipinto non è dei più consolatori, ipotizzando non solamente una possibile esautorazione dei mercati, ai quali eventualmente la politica potrebbe rispondere adeguatamente, ma ventilando l'esistenza di
una fusione tra la gerarchia Ue e il potere finanziario della Germania. Una sorta di Bruxelles sul Reno. Prima dell'avvento della crisi, in un'epoca segnata dagli scrupoli sul ruolo preminente della Germania, una simile unione non sarebbe mai stata possibile. Oggi i tedeschi non hanno più bisogno di giustificarsi. "La risposta alla domanda 'chi può accettare un modello tedesco?' è stata data dai mercati", ha spiegato di recente un portavoce del governo di Berlino.che potrebbe sostituire, a tutti gli effetti, la sovranità dei singoli Stati attraverso decisioni non votate dalla maggioranza ma prese da un piccolo gruppo ristretto, al quale sarebbe un po' più difficile replicare.
Ne sa qualcosa il premier greco Papandreou con la sua idea di referendum accolta, a essere buoni, con freddezza dal duo Merkel-Sarkozy, tanto da costringerlo a una frettolosa marcia indietro con annesse dimissioni. Che Europa si sta dipingendo? Alcune confidenze non lasciano ben sperare:
alcuni funzionari europei si abbandonano (anonimamente) a considerazioni del tipo "Svegliatevi e rendetevi conto di quello che sta succedendo. Questo è ciò per cui avete messo la firma".E' questa l'Europa che volevamo? Una specie di governo nel governo, autoproclamato, che decide per tutti? Che l'adesione all'Unione Europea significasse la cessione di una parte di sovranità ci stava anche. Che si dovessero subire le decisioni della maggioranza europea, le quali vincolano all'adesione alle scelte comuni, è un fatto che fa parte del processo democratico basato sulla maggioranza: accade all'interno dei singoli Stati e accade anche nelle unioni di Stati. Ma dovrebbero essere appunto decisioni a maggioranza e non il risultato delle scelte di un piccolo direttorio, composto per la maggior parte di non eletti.
© altan
Realtà? Fantasia? I famosi poteri forti sono questi? In realtà la definizione è troppo generica. Chi si sognerebbe di non definire Berlusconi come parte di quei cosiddetti poteri forti? Ma anche i bocconiani ne fanno parte, attraverso i collegamenti con l'elite finanziaria internazionale, anche i banchieri, anche i grandi fondi di investimento. Il fatto che proprio un governo di centrodestra come quello italiano sarebbe stato nel mirino di questi poteri forti potrebbe far presumere che l'intento non fosse quello di combattere una certa idea di democrazia di marca socialdemocratica. Quale obiettivo perseguirebbe, allora, questo Gruppo di Francoforte?Dell'Unione Europea fanno parte 27 paesi. 17 di questi 27 hanno adottato una moneta comune, l'euro. E' possibile che le decisioni vengano prese solo da un gruppo ristretto? Ma anche un altro pensiero prende corpo: queste decisioni, poichè in definitiva i governanti questo alla fin fine fanno, anche quando non decidono, dicevo, in definitiva, queste decisioni del Gruppo sono giuste o sbagliate? Questo per ricordare che, Gruppo o non Gruppo, almeno una delle due dimissioni avvenute recentemente, non sono state salutate come una disdetta da una parte dei cittadini.Cosa ci riserva, dunque, il futuro: essere governati, magari male, da governi democraticamente eletti o essere costretti, con dolce coercizione, a farci governare, magari bene, da un governo autoimposto dalle contingenze? Le stesse due opzioni anche per l'altra domanda: cosa è meglio?
imagecredit http://it.wikipedia.org/wiki/Unione_europea
[1] EU's inner 'politburo' flexes its muscles