Appoggiato sul palmo aperto della mano sinistra, a mò di leggio, c’è Il guardiano del faro, di Camilla Läckberg; la mano destra sposta le pagine in un tempo che risulterebbe essere periodico, se cronometrato.
Già, non rimane troppo impressa nella memoria: è una lettrice come un’altra, su un treno serale come un altro, in un venerdì tale e quale ad altri.
Il treno inizia a rallentare, mi alzo per scendere e mi capita di dare un ultimo sguardo casuale sul vagone e incontro per la prima volta i suoi occhi: azzurri, di un azzurro marcato, stanchi dalla giornata ma dotati di un’intensità particolare; cerco di sorridere, ma mi ha un po’ paralizzato e non so se ci riesco. Per fortuna ci pensa lei a farlo; la malinconia però, una volta uscito dalla stazione, era ancora tutta su di me.
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