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Il guerriero immobile

Creato il 05 aprile 2013 da Dbellucci

Nello spazio di una giornata inizio e termino il racconto del mio amico Claudio. Sono pagine belle come lettere d’amore. Anzi, forse non sono altro che questo: lettere d’amore. Hanno dentro la pioggia, che in questi giorni è tanta e strappa i fiumi oltre gli argini, la penombra delle stanza piene di libri, i passi di un gatto, la luce dalla finestra. Ho conosciuto Claudio qualche tempo fa, sempre attraverso le sue parole. Non conoscevo la sua storia, ma vedevo il suo presente e i dipinti di sua moglie Stefania, sul suo sito. Lui dice di essere prigioniero del proprio corpo. La sua compagna, da parte sua, ne condivide un poco la sorte, ed è prigioniera del proprio amore per lui. Claudio è un uomo malato di Sclerosi Laterale Amiotrofica, il male che pochi conoscono e tanti, al massimo, scambiano per Sclerosi Multipla. Altra disgrazia, altro percorso. Nel suo libro, “Il guerriero immobile” (di Claudio Sabelli, Gruppo Albatros Il Filo Editore), si mescolano la profondità dei pensieri al sogno alla solitudine all’indomito amore per la libertà. Un libro per certi versi silenzioso. Non è solo il ritratto del quotidiano segnato da una malattia che ti toglie tutto tranne anima, immaginazione e il guizzo degli occhi. È prima di tutto la memoria di un uomo che ha attraversato il carcere duro dopo gli anni nella lotta armata, col passato che si mescola al presente fatto di immobilità fisica, dopo un’esistenza ricostruita un pezzo alla volta, liberando il cuore e i giorni dall’immensa solitudine che resta addosso passati la clandestinità e l’isolamento. Le parole di Claudio precipitano come cristalli nella lettura, affettuose e profonde, nel dialogo epistolare con l’amica Erminia Manfredi, moglie di Nino. Scrissi una volta a Claudio e mi rispose. Sapevo che non poteva essere una lunga e-mail, ed infatti, qualche giorno dopo la mia, arrivarono poche sue parole, senza punteggiatura, tutte di valore, tutte pensate, scritte con un comunicatore a tracciamento oculare. Una di quelle persone che, a pelle, mi sarebbe piaciuto conoscere. Ci si siede bevendo qualcosa, “dai che ce la raccontiamo”. Ovviamente, non era possibile. Allora mi chiedevo che lavoro facesse “prima” Claudio. Non so per quale assurdo sentore, pensavo che fosse un medico. Sarà per via di una foto pubblicata sul suo sito. Ora, leggendo la sua storia, mi ha raccontato un po’ del suo vissuto “prima”. “I giorni dell’amore perduto e i giorni dell’amore ritrovato, il percorso verso una nuova vita conquistata istante per istante, poi la pace, la serenità”. Un lento e sofferto risalire. E capisco ancora meglio il nome che Claudio ha dato al proprio sito web. Il braccio della vita.


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