Lasciare andare le dita sulla tastiera del computer come Thelounios Monk faceva vorticare le sue su quella del pianoforte, questo è il jazz dello scrittore.
Ri-arrangiare sullo schermo chiaro la storia che hai in testa da un’angolazione diversa, a cui non avevi pensato prima e che pure era lì, come le note che il jazzista tira fuori dallo strumento quando è il suo turno di improvvisare: anche questo è il jazz dello scrittore.
Tutta la scrittura, in un certo senso, è improvvisazione: un po‘ come accade nella musica di Miles Davis, John Coltrane, Charles Mingus e Duke Ellington… nessuno inizia a scrivere un racconto, ne tantomeno un romanzo, sapendo esattamente come andrà a finire, conoscendo ogni riga e parola che userà per arrivare alla fine della storia.

Il jazz mi ha insegnato che a volte l’improvvisazione è tutto; e che ogni tanto bisogna essere pronti a deviare dal percorso, se si vuole trovare la strada giusta...
La classifica: i cinque album jazz imprescindibili
1) The Birth of the Cool (Miles Davis)
2) Giant Steps (John Coltrane)
3) A-Hum (Charles Mingus)
4) Time Out (Dave Brubeck)
5) The best of Gerry Mulligan quartet with Chet Baker


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