Il Jihad e le cantonate americane

Creato il 24 novembre 2014 da Maria Carla Canta @mcc43_

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La guerra al terrorismo jihadista come viene condotta dagli Stati Uniti riserva momenti di sconcerto, volendo credere che si tratti di abbagli e non d’ incomprensibili tattiche segrete, o faciloneria e inconcepibile cinismo.

ABU BAKR AL-BAGHDADI

Era ben noto agli americani che l’avevano tenuto prigioniero, dal 2004, per poi rilasciarlo nel 2009  “senza condizioni” su raccomandazione di una speciale Commissione. Nel 2010 assume il comando dell’organizzazione  alqaedista in Iraq.
All’ovvio stupore generale, le fonti americane offrono come 
giustificazione l’inesperienza del personale della Commissione.

Per liberare Obama dall’imbarazzo di aver aver scarcerato un pericoloso terrorista, il Dipartimento della Difesa è disposto ad ammettere che nel 2004 non teneva accurate registrazioni, il personale era impreparato, se ne ignorava la pericolosità, la  sua detenzione nella prigione di Camp Bucca era stata breve e la scarcerazione avvenuta nello  stesso 2004.

Che la liberazione senza condizioni sia avvenuta sotto la presidenza Bush oppure Obama, l’uomo dall’aria stupida che ricordano a Camp Bucca (dove i file che lo riguardano sono scomparsi), l’estate scorsa si è  proclamato Califfo dello Stato Islamico (sigla mutata da ISIS a IS) ed è diventato il nemico numero uno. Il capo dei “tagliagole“, la conclamata emergenza che porta a  creare la coalizione di stati che bombardano Iraq e Siria onde  “fermare l’avanzata del Califfo”

ABDUL RAHIM MUSLIM DOST

Alla fine del 2011 Dost era detenuto in Pakistan, da lì venne trasferito negli Stati Uniti e detenuto a Guantanamo per tre anni. Era già un veterano jihadista con un dossier di un certo spessore, ma i funzionari statunitensi lo rispedirono da Guantanamo in Afghanistan nell’aprile 2005.
La Joint Task Force Guantanamo (JTF-GTMO), che sovrintende ai campi di detenzione,  ne raccomandò il rilascio e il trasferimento a causa dello stato di salute. Dost rappresenta un rischio basso, a causa della sua condizione medica,” scriveva la JTF-GTMO in una nota trapelata successivamente.  Il Tribunale (CSRT) a Guantanamo riesaminando il suo caso aveva infatti  concluso che Dost non era più un “nemico  combattente”.

Sarà la vena poetica di Dost ad aver tratto in inganno il Tribunale o il report carcerario che descriveva un detenuto esemplare, solamente incline a rifiutare talvolta i pasti o chiudersi nel mutismo, sta di fatto che il primo luglio 2014, due giorni dopo l’autoproclamazione a Califfo di Baghdadi, Dost giura fedeltà allo Stato Islamico. Con zelo si sta dedicando al reclutamento di combattenti in Pakistan, dichiara un funzionario americano, valutando che il suo attivismo non sarà granché produttivo dal momento che agisce in zone che sono roccaforti di AlQaeda e dei Talebani, entrambi avversi al “Califfo”. 

Opinioni che poggiano sulle sabbie mobili !

-Il Pakistan segue una sua agenda che distingue i Talebani in “buoni” e  “cattivi”.
Secondo Sartaj Aziz, consigliere per la Difesa presso il Primo Ministro Nawaz Sharif, i “buoni” Talebani non sono un loro problema.

“Perché i nemici dell’America dovrebbero inutilmente diventare anche nostri nemici? Quando gli Stati Uniti hanno attaccato l’Afghanistan, tutti coloro che vi erano stati addestrati e armati sono stati spinti verso di noi. Alcuni di loro erano pericolosi per noi e alcuni non lo sono. Perché dobbiamo fare di tutti quanti dei nemici?” ha dichiarato seraficamente alla BBC, in lingua Urdu perché fosse ben chiaro a tutti i Talebani.

-Davvero gli esperti americani ritengono Califfato e AlQaeda nemici?
Realmente ignorano che la differenza fra le due organizzazioni consiste solamente nella tempistica? Baghdadi ha solamente bruciato i tempi dichiarando un Califfato che Zawairi, boss di AlQaeda, in continuità con il Jihad Globale del mentore mentore, suo e di Osama Bin Laden, Abd Allah al-Azzam  rimanda al futuro.

-Si combattono fra loro Isis e AlQaeda?
Così dice il mainstream, ma cercando meglio si scoprono  azioni congiunte come quella condotta in Libano (sequestro e uccisione di numerosi membri dell’esercito), ufficialmente di guidata da Nusra, ma con la partecipazione di elementi Isis.
Recentissimo, a metà novembre, l‘incontro ad alto livello fra leader Isis e Fronte Nusra  in un agriturismo nel nord della Siria. Hanno concordato un piano per cessare reciproche rappresaglie e combattere uniti.  Ad affermarlo sono un alto funzionario dell’opposizione siriana e un comandante dei ribelli.

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Gli Stati Uniti sono un grande paese, è normale che il sentire comune sia che essi “sanno quello che fanno”, ma su questa fiducia piovono docce gelate, sia osservando banalmente gli eventi, sia talvolta ascoltando dichiarazioni competenti. Non è forse competente sulle linee seguite dalla Casa Bianca il generale Wesley Clark ,veterano della guerra del Vietnam e dei Balcani, comandante della Nato…  ?

In questo imperdibile video, al minuto 19, il  suo stupefacente racconto.

Dieci giorni dopo l’ 11 Settembre ero al Pentagono, vedevo un grande assembramento di persone, ero di fretta ma  generale mi corre incontro affannato e mi blocca
“Abbiamo preso una decisione: andiamo in guerra con l’Iraq!”
” Con l’Iraq? Perchè?” quello allarga le braccia
“Non so! Suppongo che non ci sia altro che possiamo fare”
“Avete trovato qualche connessione di Saddam con AlQaeda ? “
quello risponde
“No, no niente di nuovo in quel senso, abbiamo solo deciso di far la guerra all’Iraq. Penso sia perchè non sappiamo come affrontare i terroristi, ma abbiamo la capacità di rovesciare i governi”.

Poche settimane dopo, e già bombardavamo l’Afghanistan, l’ho ritrovato e gli ho chiesto “Ma non dovevamo colpire l’Iraq? Cosa è cambiato?” lui fruga sulla scrivania, prende un foglio che gli era arrivato dai piani alti, il Segretariato della Difesa. Si trattava di un memo con la descrizione del nuovo programma:  attaccare sette paesi in cinque anni:Iraq, Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan, e per finire Iran .

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Alla luce di quanto sopra, il pomposo comunicato autocelebrativo che conclude la Conferenza dei 33 paesi della Coalizione anti Isis – 200 i convenuti – del 21 Novembre  appare patetico. Oppure sprezzante della nostra intelligenza. Davvero 33 paesi non riescono a sconfiggere qualche migliaio di Jihadisti Isis?  – COMUNICATO DEL QUARTIER GENERALE 

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nota: Una Commissione d’inchiesta sui fatti dell’11 settembre accertò che a voler l’immediato attacco all’Iraq era il Sgretario della Difesa Donald Rumsfeld perchè “in Afghanistan non c’erano abbastanza obiettivi da colpire mentre in Iraq ne abbiamo a sufficienza” .  Ci riuscì poi nel 2003, dopo aver fatto dichiarare da George Bush che Saddam produceva armi di distruzione di massa. La commissione incaricata non le ha mai trovate.

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