Cloverfield risulta essere un film assai singolare, di cui ancora oggi, a distanza di sei anni dal suo debutto nelle sale, si fa un gran parlare.
Se parte delle discussioni vertono sul suo essere un mockumentary – genere che suscita sempre aspri dibattiti tra sostenitori e detrattori – altre si concentrano soprattutto sulla sua genesi e sulla viralità del progetto.
La cosa che più incuriosisce anche me è proprio il gran lavoro promozionale che è stato fatto per lanciare un film la cui riuscita è – personalmente parlando – positiva solo a metà.
La campagna di marketing virale è invece stata gestita alla grande dalla casa di produzione, la Bad Robot, e dal suo regista, J.J. Abrams.
Ricordo ancora oggi i tanti commenti scatenati dal release delle prime immagini relative al film. Su precisa volontà dei produttori, si fece dapprima intendere che Cloverfield aveva dei punti di tangenza col serial Lost, che in quegli anni dominava gli ascolti su scala globale.
Successivamente ci furono illazioni riguardo alla natura del mostro gigante, vero protagonista della pellicola. Alcuni sostenevano che si trattasse del grande Cthulhu in persona, altri ancor ipotizzavano un film basato sul robot Voltron.
Tutte ipotesi rivelatesi poi in grandissima parte infondate, ma sufficienti a catalizzare l’attenzione del pubblico su un progetto che, fino a quel momento, era in buona parte misterioso.
A cose fatte, Cloverfield si rivela essere un monster movie con alcuni spunti interessanti, girato interamente come un found footage, che ha causato il “mal di mare” a più uno spettatore. Tra l’altro, come sempre accade in questo particolare genere di regia, il “non visto” supera di gran lunga il mostrato, così che la produzione può risparmiare sul budget degli effetti speciali, e lasciare il resto all’immaginazione degli spettatori.
Lo stratagemma non funziona sempre, In Cloverfield infatti sarebbe stato preferibile vedere qualcosa di più, evitando una buona mezzora di inutili riprese atte a introdurre i protagonisti (tra l’altro più o meno indifferenti, ai fini della trama).
L’intero progetto risulta dunque essere più riuscito nella sua fase di marketing/hype che non nel resto.
Resta l’amaro in bocca per il potenziale in parte sprecato, ma senz’altro il film ha riscritto le regole del marketing virale, e l’ha fatto dannatamente bene.
Come ciliegina sulla torta, la produzione aveva creato anche un sito fittizio…
… http://www.1-18-08.com (che aveva lo stesso nome con cui il film era stato presentato prima di rivelarne il vero nome) presentava una serie di foto che sarebbero state scattate durante tale data. Le foto potevano essere rovesciate cliccando su un angolo e con un veloce movimento del mouse; rivelando delle informazioni. Lasciando aperto il sito per 6 minuti, era possibile sentire il ruggito del mostro. (fonte: Wikipedia).
Di Cloverfield ho sempre invidiato tutto questo, la programmazione capillare, l’intelligenza di pianificare una campagna a lungo termine e decisamente funzionale al prodotto in questione.
Per la serie “non è tutta fuffa”; il film ha comunque degli easter egg interessanti, che per assurdo mi intrigano più della storia offerta al pubblico, non diversa né migliore di quella di altri monster movie.
Sempre citando da Wikipedia:
- All’inizio del film appare un breve cameo in cui è visibile Jason Biggs.
– Jason “Hawk” Hawkins (Mike Vogel) indossa una maglietta con il marchio della bevanda fittizia chiamata Slusho. La bevanda nasce in alcuni episodi della serie TV Alias, ed è stata usata anche per alcune foto promozionali del serial Heroes.
– Nel film non compaiono bambini, in quanto il regista temeva che potessero lasciarsi sfuggire informazioni sulla trama del film.
– Hud, il cameraman di tutto il film, è anche un acronimo che in inglese sta per “head up display” (h.u.d.), un visore che, in aeronautica, è utilizzato per la monitorizzazione dei dati di volo.
– Nell’ immagine iniziale del film compare il simbolo della Dharma, società fittizia presente nel telefilm Lost, creato dallo stesso J.J. Abrams.
– Il film è privo di una colonna sonora musicale appositamente scritta, salvo che nella sequenza di scorrimento dei titoli di coda, in cui si ascolta una composizione sinfonica scritta dal musicista Michael Giacchino, abituale collaboratore del produttore J.J. Abrams (sono di -Giacchino le colonne sonore delle serie televisive Alias e Lost, e del film Mission: Impossible 3). Il brano musicale, per orchestra e voce femminile solista, dura 9 minuti nella versione che accompagna il termine del film, mentre è disponibile una versione integrale di 12 minuti acquistabile nei siti di download musicale. La musica paga un evidente tributo alle composizioni sinfoniche del cinema nipponico dedicato a Godzilla, scritte da Akira Ifukube.
– Sia nella scena iniziale che in quella finale del film, il protagonista descrive ora e luogo delle riprese: in entrambi i casi sono le 6:42 di mattina.
– Nella scena in cui il mostro attacca l’elicottero nel disturbo della fotocamera si intravede un fotogramma che riproduce una scena di King Kong in cima al grattacielo che attacca un aereo.
– Oltre al fotogramma di King Kong, negli altri vari disturbi della videocamera dove vengono mostrati Beth e Rob che vanno a Coney Island, si possono notare l’insetto enorme del film Them e un dinosauro del film Il risveglio del dinosauro.
– Monster, un mockbuster del film prodotto dalla compagnia The Asylum, fu distribuito 3 giorni prima di Cloverfield. Si dice che l’Asylum lo fece per far passare il proprio film come l’originale e far credere che Cloverfield fosse stato un plagio.
Più fumo che arrosto?
Può essere. Gli elementi in gioco sono molti e sembrano indirizzati a un pubblico di appassionati, con un livello di attenzione superiore a quello dello spettatore medio. Il che va contro le strategie che di solito portano alla realizzazione dei blockbuster movie da vedere, come dicono taluni recensori, “a cervello spento”.
In un lavoro del genere c’è quindi molto da salvare, soprattutto il tentativo di alzare l’asticella della qualità. Cosa che purtroppo è avvenuta solo in parte nel film vero e proprio, come ho già detto e spiegato.
Se qualcuno riuscisse a coniugare le due cose, struttura virale e storia raccontata, (in futuro avverrà senz’altro), vedremo grandi cose.
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(A.G. – Follow me on Twitter)