Magazine Diario personale

Il Karate psicologico

Da Gianluca Dotti @Gianluca_Dotti

rissa-tra-due-famiglie-in-via-pianca-in-mattinata-11425Non conosco le arti marziali sufficientemente bene per poterne parlare, ma stamattina mi è ritornata in mente una metafora che mi hanno raccontato qualche tempo fa.

Partiamo dai contrasti tra persone. Chi di noi non ne ha in continuazione? Famiglia, amici, colleghi, perfetti sconosciuti… Perfino la signora in fila prima (o dopo?) di noi per prendere il prosciutto al banco. Se i contrasti sono inevitabili, allora bisogna saperli gestire.

In generale, o accettiamo il contrasto e combattiamo, oppure rifiutiamo il contrasto e tentiamo di “accompagnare” l’appianamento della controversia.

Credo si chiami tecnica Karate, anche se Google non mi ha supportato nella ricerca, oppure tecnica del non-contrasto. Se a un pugno rispondiamo con un pugno, il risultato non può essere altro che qualcuno di faccia male. Se invece incassiamo il pugno con la mano aperta, accompagnando il colpo fuori bersaglio, nessuno dei due si farà male.

Certo, se qualcuno vuole fare a botte non è così semplice comportarsi così, ma per fortuna siamo una specie abbastanza evoluta da risolvere la maggior parte dei contrasti a parole. Poi, talvolta, i conflitti sono inevitabili e magari anche giusti, ma statisticamente quanti diverbi nascono semplicemente perché nessuno dei due fa Karate?

E comunque, signora, in fila per il prosciutto c’ero prima io. Se proprio vuole andare prima di me, mi può prendere un etto di crudo che intanto vado a cercare le uova?

La cosa funziona anche per conflitti più “seri”, spesso basta chiedersi che cosa si vuole ottenere e quale sia l’obiettivo della controparte.

Crediti immagine: http://www.picstopin.com

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