Magazine Curiosità
E' bello leggere i libri di certi giganti spirituali, ci aiuta a capire quanto spazio ha in noi l'attaccamento alle cose che cadono. E se uno si attacca a ciò che precipita, fa il percorso inverso dell'ascesi. E per ascesi non intendo ritirarsi su un monte e fare vita da eremita. Ascendere essendoci. Standoci. Col caro benzina, i momenti in cui le cose non sembrano poter andare diversamente, l'elaborazione di eventi più grandi di noi. Swami Vishnudevananda con "Karma e malattia" ci eleva un po', o perlomeno ci dà nuove prospettive sulla liberazione. Nato in Kerala nel 1927 entra a 18 anni nel Sivananda Ashram di Rishikesh. Nel 1957 il suo maestro, Swami Sivananda, lo invia in Occidente motivando la scelta con un semplice: "C'è gente che sta aspettando". Questo uomo, venuto fisicamente meno nel 1993, ha portato luce sulla meditazione, sull'Hatha e Raja Yoga, oltre a piantare semi significativi per la pace mondiale. I libri-lezione, li chiamo. Hanno dentro grandi risposte perché si basano su grandi domande. E la domanda: ma quella malattia mi viene perché me la sono meritata? A quanti non è passata per la mente? O se ascoltate qualcuno raccontare la vita di una terza persona, quante volte capita di sentire "si è fatto venire un tumore", "lo/la ha lasciato/a e si è ammalato". Mi hanno sempre incuriosito frasi così ora che siamo in pieno materialismo scientifico. In questo libro si distingue tra malattie secondarie - i dolori che affliggono il corpo - e malattie primarie - le malattie mentali. Quel che desideriamo, il modo in cui lo desideriamo, può spingerci verso l'una o l'altra ipotesi. Secondo questa forma di spiritualità, subentrano altri fattori: la dieta, la vita in luoghi insalubri, la compagnia che scegliamo, i ritmi diurni e notturni capovolti. Si parla anche di concause per quanto riguarda la contrazione e la distensione degli orifizi delle nadi nelle articolazioni e dell'interruzione del flusso del prana. Qui spendo due parole: il prana è l'energia che tutto permea, diciamo così. Quando il corpo è agitato, la percezione delle cose è alterata. Il prana interiore all'essere umano si sposta dal suo percorso agevole e "barcolla" dentro al corpo. In sintesi, vibra ovunque con frequenza disomogenea. Torniamo alla malattia primaria. Swami Vishnudevananda la divide in due categorie: samayana (ordinaria) e sara (essenziale). E qui dobbiamo avere un po' di pazienza e capacità di astrazione. Le prime affliggono il corpo. Le seconde affliggono quel determinato corpo. Le prime avvengono per accidente durante l'esistenza, le seconde affliggono gli uomini e le donne che ne sono vittime per rinascita. Le seconde vanno ridotte alle prime, se ne comprende la natura, ci si medita e poi vanno ricondotte al malessere fisico, per avviare lo stato di cura attraverso recitazione di mantra, medicine, strumenti dell'arte medica. La malattia primaria, abbiamo detto, è strettamente legata al funzionamento dei processi mentali. La mente va purificata. Solo in questo modo il prana-vayu inizia a circolare liberamente attraverso tutto il corpo. La mente si purifica con azioni buone, non con azioni piacevoli, c'è una netta differenza. Le azioni hanno in sé reazioni e legami intrinsechi con rinascite e ulteriori connessioni con il ciclo infinito di nascite e morti. Il karma non è altro che la totalità collettiva delle azioni dell'uomo. Compiendo le nostre azioni senza aspettarci nulla in cambio, cercando la consapevolezza di Sé ci si libera da questo ciclo di nascite e morti. I legami del karma gradualmente si allentano andando verso la nostra essenza. "Morite per vivere. Uccidete questo piccolo "io" e raggiungete l'immortalità." Non ci deve essere paura di cadere in basso, non esiste davvero un basso. Stiamo parlando del raggiungimento di una gioia particolare che rompe le catene della personalità. Se non abbiamo questo contatto col Divino, avvicinarci a qualcuno che lo ha assaggiato, ci farà bene. "Non ha importanza il tipo di corpo che indossiamo, importano molto quali sono i nostri pensieri." Sì, perché accanto alla parola karma e riposa nella tensione del tipo di azioni che abbiamo prodotto e produciamo: purushartha, libero arbitrio. Non siamo legati al karma; svolgiamo azioni attraverso il libero arbitrio e queste hanno conseguenze anche sul lungo periodo (sul lunghissimo periodo, visto che la prospettiva comprende la trasmigrazione delle anime). Così, chi si è macchiato in passato di azioni ipocrite e, mascherato da buono e virtuoso, ha in realtà occluso la libertà altrui, svilupperà, se non cambia questa attitudine, malattie della pelle e sperimenterà fastidiosi pruriti. Ci sono moltissimi altri esempi: i profittatori e coloro che giocano con i soldi altrui andranno incontro a obesità e tumore allo stomaco; coloro che si atteggiano da siddha (saggi) ma in realtà non fanno altro che imbrogliare, confondere le anime e prendere soldi, costoro avranno indomabili piaceri sessuali e saranno preda di continuo e inappagabile desiderio. La disamina delle malattie karmiche Karmico è il cancro, ad esempio. E in alcune culture è legato al consumo di carne (se ne sta accorgendo anche la scienza, a dire il vero). Il dolore della bestia durante l'uccisione resta presente e vivo nella carne. I pensieri si imprimono nell'atmosfera. Altre malattie karmiche, riferisce il guru, sono in aumento numerico, considerando "l'inquinamento delle azioni e dei pensieri". Quando un'azione è compiuta, nulla può fermarne il risultato, esattamente come secondo la Legge di Newton. Il frutto delle azioni che compiamo corrisponde alla natura delle azioni stesse. "Chi ha seminato un mango non può aspettarsi una banana." indica il guru. E spiega con voce soave: "Molte volte siamo stati insieme nel passato e poi separati, e così sarà ancora in futuro. Come un mucchio di grano tolto dal granaio assume sempre nuovo ordine e disposizione e nuove combinazioni, altrettanto accade al Jiva (anima individuale) nell'universo (Yoga Vasishta)." Fonte: www.cure-naturali.it
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