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Il Klondike del ferro si chiama Yepeka, tra Liberia, Guinea e Costa d’Avorio, di Edoardo Vigna

Creato il 16 gennaio 2014 da Wally26

Articolo di Edoardo Vigna pubblicato sul blog Globalist

yepeka

C’è un angolo, nell’Africa Occidentale, su cui hanno messo gli occhi le multinazionali di mezzo mondo: si chiama Yepeka ed è un dito di terra liberiano che s’incunea tra Guinea e Costa d’Avorio.

È il nuovo Klondike, ma non più per l’oro: il ferro è il nuovo tesoro. Che le compagnie straniere desiderano avere per alimentare le proprie industrie, ma ora i governi locali vogliono, a loro volta, cominciare a spremere. Primi ad arrivare sono stati gli indiani di ArcelorMittel: passata la guerra civile liberiana degli Anni 90, ricominciarono a scavare nel 2006 e a portare via i ricchissimi minerali ferrosi quando ancora gli altri si dovevano orientare.

Non c’è voluto molto, però, prima che sbucasse un’agguerrita concorrenza. Australiani e britannici hanno iniziato a esplorare il potenziale di materie prime di tutta la regione; per i cinesi, poi, la prospettiva è di sostituire – almeno in parte – i fornitori australo-brasiliani (gran parte del 60% del ferro importato dalle industrie viene da lì), rinegoziando così una riduzione di prezzo.

Il fatto è che, per quanto possibile, i Paesi dalla zona stanno cominciando a vedere come ricavarne più che in passato. Il Ghana (per l’oro) ha introdotto una nuova tassa sulle miniere; la Guinea, con l’aiuto del Revenue Watch Institute, agenzia newyorkese che promuove una miglior gestione delle risorse naturali del mondo povero, ha messo a punto un nuovo codice minerario che prevede la partecipazione (al 15%) dei governi locali nelle società concessionarie e un nuovo regime fiscale.

Modello a cui guarda anche la Liberia. La maggior parte dei governi dell’Africa occidentale, poi, ha firmato la Extractive Industries Transparency Initiative, in base alla quale i profitti derivanti da concessioni devono essere resi noti. Ovvio che tutte queste prese di posizioni scoraggino gli investimenti stranieri.

Resta il fatto che le miniere di ferro – fra le più promettenti al mondo – sono qui (foto). Forse è la volta buona perché la loro ricchezza finisca in qualche modo nelle casse degli Stati. Da lì, alle tasche dei cittadini, è tutto un altro percorso.


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