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Il ladro di bambini

Creato il 06 giugno 2013 da Cultura Salentina

Il ladro di bambini

6 giugno 2013 di Redazione

di Valentina Presicce

Sono passati 20 anni dalla terribile violenza rimasta impunita sul piccolo Daniele a Torre Chianca

Il ladro di bambini

Ada Paiano: Bambini

La nostra bellissima terra Salentina, la terra del sole che splende per la maggior parte dei giorni dell’anno, del mare con le sue acque cristalline e con le sue infinite e frastagliate coste, del vento che la accarezza dolcemente. Terra rossa, terra di profumi, di sapori, di racconti, di leggende. La bellezza dei suoi paesaggi, tra il verde degli uliveti, dei vigneti e l’azzurro del mare. Terra ricca di feste religiose, di tradizioni e antiche credenze ancora oggi molto radicate nei costumi locali quasi a sembrare qualcosa di mistico, di surreale. Tra antiche masserie e paesini intonacati di bianco i turisti, provenienti da qualsiasi parte del mondo, affollano i piccoli vicoli del centro storico, incuriositi da quello strano linguaggio dialettale così difficile da comprendere, inebriati dalla tranquillità e dalla pace di quei luoghi lontani nel tempo, suggestivi, quasi irreali.

Ma la gente del posto, così ospitale, così affabile, così cortese, non potrà mai dimenticare ciò che accadde in un caldo pomeriggio di settembre del 1992. Quel maledetto giorno pesa ancora oggi come un macigno nei ricordi e nella coscienza di tutti. Nessuno potrà mai dimenticare il piccolo Daniele Gravili, un bambino violentato e ucciso a soli tre anni in una bellissima spiaggia di Torre Chianca nel Leccese. Un caso rimasto per troppo tempo nell’ombra. Nessuno ne parla. Forse per paura, forse per vergogna, forse per cercare di rimuovere dalla memoria un fatto che ha sconvolto l’incantevole terra caratterizzata dal vento di scirocco, la terra del sole, del mare, del vento. Una terra dove fatti così atroci sembrano così lontani e invece, sono così vicini. E’ giusto che i ragazzi più giovani, proprio quei ragazzi dell’età che avrebbe avuto oggi Daniele se fosse vivo, sappiano ciò che è successo ad un loro coetano, tanti anni fa, in questa affascinante terra.

Daniele, tre anni, in quel caldo pomeriggio di fine estate, si trovava nella sua villetta di Torre Chianca, i genitori, dopo pranzo, lo avevano lasciato giocare nel cortile di casa senza paura, senza alcuna preoccupazione. Nulla poteva succedere nelle mura protettive di una casa, il bambino era talmente piccolo che da solo non avrebbe mai potuto far scattare la serratura del cancello di ferro e perdersi nelle stradine di tufo. Fu un attimo, arrivò il “mostro”, aprì il cancello e si portò via il bambino. I genitori disperati diedero subito l’allarme e tutto il paese si un. alla famiglia nelle ricerche. Fu un ragazzo di dodici anni che per primo notò qualcosa di strano sulla riva della spiaggia. In un primo momento, da lontano, gli sembrò un bambolotto ma avvicinandosi fece l’atroce scoperta: Daniele era stato lasciato lì, in riva al mare, in coma, ma ancora vivo Inizialmente si pensò ad un incidente, ma la realtà era ben diversa e terribile, una verità durissima da accettare: il piccolo Daniele era morto per soffocamento, tenuto con la testa nella sabbia e violentato. La violenza venne scoperta dai medici del pronto soccorso dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce solo in un secondo momento. Quando il bambino arrivò in ospedale la priorità per i medici fu quella di rianimare quel corpicino inerme. La lotta del piccolo Daniele finì in tarda serata. Erano le 22 e il bambino moriva soffocato dalla sabbia finita nei polmoni quando, con le sue piccole forze, cercava in tutti i modi di resistere alla violenza della “bestia” assassina.

Quello di Daniele è uno di quei tantissimi casi irrisolti. Il mostro, il pedofilo che ha ucciso il bambino non è stato ancora preso. Magari è uno di quelli che continuano a fare quello che hanno sempre fatto, magari continua ad andare in giro indisturbato tra le strade del paese, magari continua a fare il bagno proprio su quella spiaggia dove ha violentato il piccolo Daniele. Forse è qualcuno che è già stato arrestato e rilasciato per decorrenza dei termini, o per la concessione di misure alternative o nel caso più assurdo, per “buona condotta”.

Un pedofilo, un assassino spregiudicato, un mostro che decide di colpire bambini indifesi. Come non ricordare quel Luigi Chiatti anche lui divenuto il “Mostro di Foligno”? Le domande sono tante. Chi è stato a commettere un delitto così efferato? Come mai il bambino non ha urlato davanti al suo carnefice? L’assassino per arrivare in spiaggia percorse una strada piena di case, di villette. Come ha fatto ad arrivare senza che nessuno si accorgesse della presenza del bambino? Nessuno ha visto niente? La cosa che inorridisce di più è che a quell’ora la spiaggia che raccolse le ultime urla del

bambino non era deserta, è possibile che nessuno abbia visto un uomo fuggire o un bambino gridare?

Domande senza risposta.

Non voglio neanche pensare che qualcuno abbia visto e abbia taciuto, che abbia deciso di non aiutare la polizia, che abbia preferito coprire omertosamente il comportamento ignobile, spregevole di un pedofilo. Se ciò è veramente successo, tutti coloro che hanno visto e taciuto sono divenuti complici di uno dei delitti più gravi che ci possa essere. Un delitto che ha come vittima l’innocenza di un bambino. Sono passati più di venti anni e del pedofilo, dell’ assassino del piccolo Daniele non sappiamo nulla. Tante le indagini, tanti i sospetti e ancora nessun colpevole. Magari il “mostro”, ha continuato ad agire e a fare altre vittime. Forse proprio per colpa di quella gente omertosa che non ha parlato prima. Daniele non c’è più. Ma che il pedofilo sia arrestato e assicurato alla giustizia lo dobbiamo al piccolo Daniele, ai suoi genitori e a tutti noi, a tutta la gente onesta di questa meravigliosa terra che per tutti questi anni ha sentito addosso il peso del sospetto. Daniele, un bambino, una piccola vittima, una vita stroncata a soli tre anni per colpa di un “mostro”, di un pedofilo, di un assassino.

Noi che apparteniamo a questa magica terra salentina, terra onesta, terra di lavoratori, di sacrifici, terra di valori sacri e inviolabili, dobbiamo uscire dal muro di omertà che ci avvolge e urlare a gran voce la nostra disapprovazione. E’ arrivato il momento di dire basta. Chi ha visto qualcosa quel terribile giorno inizi a parlare. Non diventiamo complici di assassini senza cuore. Concludo con una famosa citazione di Albert Einstein sperando che possa smuovere l’animo e la coscienza dei più timorosi “il mondo e’ un posto pericoloso non a causa di quelli che compiono azioni malvagie ma per quelli che osservano senza dire nulla”.

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