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Il lago vulcanico più grande del mondo

Creato il 02 luglio 2013 da Surfingplanet @surfingplanet

 In molti paesi del Sud Est Asi­atico spesso con­viene pren­dere il trasporto pri­vato che ti offrono negli ostelli e nelle agen­zie dato che la dif­ferenza di prezzo con il trasporto pub­blico è min­ima. A Suma­tra non è così, il trasporto pub­blico è 3–4 volte più eco­nom­ico di quello pri­vato. Abbi­amo deciso di viag­giare con trasporti pub­blici anche se ciò sig­nifica viag­giare meno comodo; molto meno comodo.

Per arrivare al lago Toba da Berastagi, pren­demmo un mini van fino a Kaban­jahe e poi un altro fino a Pem­anang Siantar questa volta eravamo stretti come sar­dine; c’erano un totale di 20 per­sone in un mini van che nor­mal­mente car­ica 14, faceva un caldo tremendo e come se non bas­tasse le per­sone fuma­vano den­tro. Il fumare nei mezzi pub­blici è la prima volta che lo tro­vi­amo ed è molto fas­tidioso sopratutto quando c’è tanta gente. L’ultima parte del viag­gio fino a Para­pat l’abbiamo fatta con un bus grande con un autista mezzo matto tanto che quasi abbi­amo avuto un inci­dente per­ché in un tor­nante taglió la curva ad un auto­bus che veniva in direzione opposta. Un viag­gio emozio­nante e stan­cante di quelli che si vivono in Asia. Non era il primo e non sarà l’ultimo.

Scen­dendo i tor­nanti verso Para­pat potemmo ammi­rare l’immenso lago Toba e l’isola di Samosir davanti ai nos­tri occhi. Il lago Toba è il lago vul­canico più grande del mondo nel quale curiosa­mente si trova un’isola: l’isola di Samosir. Nell’attesa che la barca per l’isola, in con­creto per la penisola di Tuk Tuk, par­tisse ci siamo resi vera­mente conto di essere tor­nati in Indone­sia. Ascoltammo le parole magiche “Hello Miss” “Hello Mis­ter”; dei ragazzi vol­e­vano farci un inter­vista e farsi fare delle foto con noi. Adesso in Indone­sia sono le vacanze di inglese (le chia­mano così) ed i ragazzi con gli inseg­nati vanno nei luoghi in cui si pos­sono trovare i tur­isti e gli fanno inter­viste per prati­care la lin­gua. Qualche inter­vista, un’enorme quan­tità di foto e molti sor­risi hanno reso l’attesa divertente.

Il lago vulcanico più grande del mondo

Alla fine arrivammo al nos­tro pic­colo par­adiso l’ostello Lekjon Cot­tage con stanze carine e doc­cia calda. La nos­tra stanza dava diret­ta­mente sul lago con una bella ter­razza da cui con­tem­plare questo mer­av­iglioso paesaggio.

Il lago vulcanico più grande del mondo
L’isola è molto tran­quilla con pochissimi tur­isti la mag­gior parte locali. Di fatto ci sor­p­rese vedere la quan­tità di ris­toranti ed alloggi nell’isola che fanno capire che un tempo era molto più tur­is­tica di ora. Per noi è stato il luogo per­fetto per riposare dopo i trekking che abbi­amo fatto nella selva e nel vul­cano ed anche un bel luogo per cel­e­brare il com­pleanno di Gábor.

In questi giorni non abbi­amo fatto grandi cose: ci siamo rilas­sati nella ter­razza, fatto qualche passeg­giata e man­giato un sacco!! In un bat­ter d’occhio ave­vamo già indi­vid­u­ato il nos­tro ris­torante per la colazione con dei pan­cake buonis­simi di banana e miele, un altro dove andavamo a man­giare i curry e il miglior posto dell’isola per man­giare pesce di lago ai ferri una cosa squisita! Così abbi­amo anche trascorso il com­pleanno di Gábor con una buona cena ed un gelato come torta.

Il lago vulcanico più grande del mondo

Una sera siamo andati a vedere uno spet­ta­colo di danze tradizion­ali “Batak” (nome dell’etnia che vive in quest’isola). Ci siamo diver­titi molto, uno dei can­tanti sor­rideva sem­pre e ci fece ricor­dare a San­tor la nos­tra guida nel vul­cano Bromo.

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La cul­tura Batak non è solo musica e vestiti col­orati, si ritrova anche nei tetti delle case un tetto altissimo con una punta. La mag­gior parte della popo­lazione dell’isola è cris­tiana e ci sono chiese ovunque.

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L’unica gior­nata nella quale abbi­amo fatto qualche cosa di più di rilas­sarci, abbi­amo noleg­giato un motorino. La gior­nata risultò più avven­tur­osa di quello che ci aspet­tavamo. Par­timmo abbas­tanza tardi la mat­tina forti del fatto che la strada prin­ci­pale è in buone con­dizioni. Ci fer­mammo al vil­lag­gio di Ambarita dove ci sono delle sedie di pietra dove gli anziani del vil­lag­gio si riunivano.

Facemmo uno spuntino in un ris­torante lungo la strada che ci ispirò solo per­ché nel cartello c’era scritto Pizze­ria cor­ret­ta­mente. La pizza non era male. Arrivammo a Simanindo da dove si vede l’isola di Malau vicino alla costa; un’isoletta con palme. Pan­gu­ru­ran è la cap­i­tale dell’isola e qui ci fer­mammo solo il tempo di man­giare qualche cosa. Da qui la strada prin­ci­pale inizia a costeggiare delle colline verdi che sem­bra­vano scol­pite e campi di riso dorati. Uno spet­ta­colo affascinante!!

Sec­ondo la mappa eravamo a più di metà strada per fare il giro com­pleto dell’isola e tran­quilli del fatto che la strada era davvero buona, decidemmo di fare il giro com­pleto cal­colando di met­terci altre due orette.

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La cosa non andò pro­prio come ci aspet­tavamo, questa parte dell’isola è molto meno svilup­pata, più o meno all’altezza di Oran­grun­nggu l’asfalto finì. Sic­come sta­vano facendo dei lavori in strada pen­sammo che durasse poco ma dopo svariati km ci ren­demmo conto che la strada era pro­prio così c’erano più buche che altro, ovvi­a­mente dovemmo andare lentis­simi. Ad un certo punto la strada iniziò a salire per le mon­tagne e per for­tuna in questo tratto l’asfalto c’era. In cima alle mon­tagne faceva un freddo becco che sem­brava impos­si­bile credere che solo eravamo a 100 metri di alti­tu­dine. Rien­trammo che già era notte e l’ultima parte della discesa la facemmo di notte con una strada tutta buche e sassi. Meno male che Gábor è come Valentino Rossi ormai. Arrivammo all’ostello stanchi morti ma con­tenti dell’avventura!

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Ci aspetta un viag­gio lunghissimo fino al nord di Suma­tra, l’isola Pulau Weh.


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