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Il lavoro è una cosa seria

Creato il 27 giugno 2013 da Tabulerase

Il lavoro è una cosa seria tabule rase

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Il lavoro è una cosa seria. L’elemento fondante della nostra Repubblica. Ricordate l’art. 1 della nostra Costituzione? Nell’ intenzione dei Padri Costituenti c’era la proclamazione del Lavoro quale diritto sociale, esigenza primaria dell’individuo che, attraverso esso, trova la sua piena realizzazione di persona umana. Belle parole, eh? Utopiche e visionarie, visto l’atteggiamento menefreghista, approssimativo e superficiale dei nostri Governi sul tema , senza distinzione di colore e “ideologie” (come se esistessero ancora le ideologie).

Tralasciando le promesse fantascientifiche del Cavaliere e del milione di posti di lavoro promesso anni fa, prima la riforma Fornero e oggi il Piano Lavoro del governo Letta, mostrano una vergognosa e inaccettabile ignoranza su come gli italiani vivono e … non lavorano.

Per anni , quelli della generazione di chi scrive (i 30/40enni) si sono sentiti dire che per trovare lavoro bisognava specializzarsi e qualificarsi. E noi ad accatastare titoli, attestati e speranze. Anche la manodopera doveva essere qualificata: l’operaio doveva essere preparato alle nuove tecnologie, all’innovazione…

Nonostante il cumulo di “pezzi di carta”, pochi di noi sono riusciti a trovare una occupazione dignitosa. Moltissimi ancora aspettano e continuano a collezionare master e specializzazioni, anche se non hanno più speranze.

Al danno, come sempre, si aggiunge la beffa. I giornali si riempiono di titoloni sulla disoccupazione dei giovanissimi e degli anziani, e dei collezionisti di pezzi di carta, pluriqualificati, OVER -29, non si curano affatto.

Una intera generazione tagliata fuori dal processo produttivo del Paese.  Una generazione il cui momento di rivalsa non arriva mai. Una generazione dimenticata e umiliata.

Anche Letta, giovane premier di sinistra (?), li ha ignorati, come ha ignorato i qualificati-plurispecializzati di vent’anni, privilegiando un profilo di disoccupato inverosimile : tra i 19 e 29 anni , senza diploma, che vive da solo o che ha persone a carico…

I giornali all’indomani della presentazione dello strepitoso piano hanno titolato a caratteri cubitali : 200 mila posti di lavoro per i giovani… quelli disadattati, che non hanno studiato …e non cominciamo con i soliti pietismi, tipo: non hanno potuto, non ne hanno avuto la possibilità. Quanti genitori si sono tolti il pane di bocca per far studiare i figli, per quel pezzo di carta che ora non conta più nulla? Per gli altri, i meritevoli, e per chi ha superato la soglia dei 29 (uso personale di articolo: cara E. hai 31 anni, basta titoli, ormai sei vecchia), niente! Nemmeno la speranza!

Il lavoro è una cosa seria tabule rase


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