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Il Lavoro non è nel cuore della politica

Creato il 22 novembre 2012 da Propostalavoro @propostalavoro

 

Il Lavoro non è nel cuore della politica

Atmosfera da mercato del pesce, relazioni conflittuali, idee confuse, contraddizioni continue, gesticolazione impulsiva di tipo infantile, emozioni primitive che esplodono continuamente sui volti, lessico mediocre, comunicazione caotica, assenza di forma e di stile, messaggi sleali e tendenziosi – modi rozzi ed aggressivi, contenuto dei messaggi incomprensibile, scenario patetico.

 Forse il lettore  

 

sta pensando ad una scolaresca di preadolescenti alle prese con la progettazione una gita di classe dove ognuno sbraita per mettersi in mostra ed emergere, anche un po’ slealmente se occorre,  mettendo in difficoltà i propri pari con tutte le armi di cui dispone. Ma non è così, poiché abbiamo appena descritto ciò che evince invece in quei dibattiti fra personaggi della politica, tenuti nelle varie sedi televisive, nel momento in cui in prossimità delle elezioni le poltrone tornano a scaldarsi.

 E’ dimostrato che chiunque può entrare in politica, però quello che non si capisce è il perché per fare qualunque attività specifica o qualunque professione occorrono anni ed anni di studio, formazione, specializzazione e tirocinio mentre in politica entra chiunque senza una scuola alle spalle e senza una formazione specifica. Un insegnante per salire su una cattedra ci può impiegare anche 30 anni; sappiamo che un medico senza laurea e specializzazione se scoperto viene radiato e punito; lo stesso vale per qualunque altro professionista. Anche gli artigiani dopo anni ed anni di esperienza diretta devono superare un esame nei luoghi deputati per svolgere la propria attività; lo stesso vale per i mestieri: fornaio, parrucchiere, sarto, meccanico, giardiniere, calzolaio anni ed anni di apprendistato per acquisire le capacità e le competenze necessarie. In politica, paradossalmente, proprio nell’ambito delle arti più nobili, quelle che non si limitano a gestire ambiti ristretti della vita sociale, ma che detengono in mano le sorti di un intero paese  tramite i vari ministeri istituiti, va bene chiunque sgomitando sia riuscito a farsi notare.

Secondo i criteri di una logica semplice quanto sopra supposto autorizza a pensare che se non c’è scuola di formazione non c’è competenza e quindi non ci sono politici. Può apparire retorico, ma data la maxi crisi (economica – istituzionale – morale) si è autorizzati a pensare che era inevitabile vista la quasi totale assenza di maestri esperti e competenti nell’arte del governare.


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