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Il leggendario articolo 18

Creato il 08 novembre 2014 da Justnewsitpietro

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Immagine: SoundCloud

Si parla da anni ormai del leggendario articolo 18. È argomento di dibattito e di scontri ideologici tra i vari partiti politici. Milioni di persone manifestano in suo onore e ne rivendicano l’esistenza. Molti lo sbandierano. Altri vogliono semplicemente modificarlo e, forse, abolirlo.

Ma di cosa stiamo parlando? Cosa è l’articolo 18 e a cosa serve?

L’articolo 18 fa parte dello Statuto dei Lavoratori (Legge 20 maggio 1970, n. 300) e li difende evitando licenziamenti senza giusta causa. In particolar modo riguarderebbe le aziende che hanno più di 15 dipendenti e proibirebbe a queste aziende di licenziarli a meno che non compiano delle azioni molto gravi che potrebbero danneggiare l’azienda stessa.
Nel momento in cui l’azienda produce tanto e c’è bisogno di dipendenti allora il titolare può permettersi di assumere nuovo personale.

Se un’azienda, per esempio, produce penne e ne vende tante allora assumerà sempre più personale. Me nel momento in cui la richiesta di penne diminuisce? Come può un’azienda pagare i dipendenti? Chi tutela i lavoratori?

L’articolo 18! Ecco che arrivano la cassa integrazione, disoccupazione ecc. Cioè il titolare può tutelarsi lasciando a casa i dipendenti che a loro volta sarebbero tutelati dai cosiddetti “ammortizzatori sociali”, ovvero tutti quei mezzi messi a disposizione dallo stato per favorire una vita dignitosa al cittadino.
Tutto questo funzionava e favoriva meno disagi per i lavoratori.

Nel 2003 lo statuto dei lavoratori viene modificato con la legge 30: si introducono nuove forme contrattuali a tempo determinato e che non prevedono sempre per il lavoratore la possibilità di usufruire degli ammortizzatori sociali. Così, in questo periodo di crisi economica, un’azienda può tutelarsi e assumere personale con un contratto a termine e rinnovarlo se e solo se il mercato del lavoro risulta favorevole.

Molti lavoratori sono giustamente preoccupati; con un contratto a termine le banche concederanno comunque i mutui per una casa? E si potranno comunque chiedere dei finanziamenti per un’auto o per dei mobili?

Non è tutto. Ultimamente si vuole modificare ulteriormente l’articolo introducendo un altro motivo per licenziare i lavoratori: licenziamento per motivo economico. Ciò sarebbe un ulteriore dramma per i lavoratori, poiché potrebbero essere licenziati quando lo decide l’azienda senza avere diritto agli ammortizzatori sociali.

Cosa succederà? Come uscirà l’Italia dalla crisi se non si creano posti lavoro e si fa di tutto per tutelare solo le aziende (in particolar modo quelle che hanno più di 15 dipendenti) e si continua ad agevolare il precariato introducendo nuovi contratti a tempo determinato e costringendo il lavoratore a sottostare alle leggi del mercato? E lo sviluppo? Il progresso? Chi pagherà le pensioni se non si fanno più figli e i giovani non riescono ad ottenere un posto fisso? Sì, le pensioni. Perché i giovani lavorando pagano le pensioni a chi ha finito prima di lavorare.

E i giovani avranno diritto alla pensione dopo una vita trascorsa saltellando da un posto di lavoro all’altro?
La Fiom, il sindacato dei lavoratori dei metalmecanici, sciopererà il 14 novembre per impedire che tutto questo accada.

Rimane solamente un’ultima domanda: ma il contratto a tempo indeterminato?

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