CHIAMATO “STINGE” NEL VASTESE. IN PASSATO ERA RACCOLTO E VENDUTO AI VENEZIANI CHE LO USAVANO PER CONCIARE LE PELLI
Il Lentisco (Pistacia lentiscus) è un arbusto o piccolo albero sempreverde, tipico della macchia mediterranea, appartenente al genere Pistacia, di cui fanno parte anche il Terebinto (Pistacia terebinthus) e il Pistacchio (Pistacia vera). Il lentisco, insieme alla fillirea, al corbezzolo, al leccio, alla tamerice, al ginepro, all’alaterno forma macchie di arbusti lungo le coste, soprattutto rocciose, del mediterraneo. Dove le caratteristiche climatiche e ambientali lo consentono, penetra anche nell’interno, sino a 500-600 metri di altitudine.
In Abruzzo è presente soprattutto in provincia di Chieti dove è comune nelle aree litoranee e nelle vallate del Sangro e del Trigno.
In Abruzzo e nel vicino Molise il lentisco viene chiamato “stinge”, “stingio” o “schino”.
Nel territorio vastese il lentisco viene chiamato “lu stinge“. E’ presente lungo la costa di Vasto e in tutta la vallata del fiume Trigno, sia sul versante abruzzese (Lentella, Fresagrandinaria, Dogliola, Tufillo, Palmoli, Celenza sul Trigno, San Giovanni Lipioni, Castelguidone) che molisano (Montenero di Bisaccia, Mafalda, San Felice del Molise, Montemitro).
Usi. Dalla corteccia si ricava una sostanza resinosa detta mastice di Lentisco e mastice di Chio, così detta perchè le donne greche usavano masticarla per imbiancare i denti e rafforzare le gengive. L’olio prodotto dalle bacche di lentisco era utilizzato per alimentare le lampade per l’illuminazione. In Sardegna ne sono noti anche usi alimentari, in periodi di penuria alimentare.
La vendita delle “Mortelle” in Abruzzo. Il Lentisco, assieme al Mirto (Mirtus communis) era alla base del commercio delle “Mortelle”. Nel vastese veniva ampiamente raccolto per essere venduto ai commercianti Veneziani che lo utilizzavano soprattutto per conciare le pelli. Dal porto di Vasto venivano imbarcati grossi quantitativi di mirto e lentisco, raccolti anche nell’entroterra vastese (Lentella, Fresagrandinaria e altre località).
Frutti di Lentisco. In Sardegna vengono utilizzati per un prodotto di nicchia. L’olio di lentisco
Descrizione. Il lentisco è un arbusto o piccolo albero alto sino a 5 m, dioico, dall’odore resinoso, molto ramoso e contorto. Foglie alterne paripennate con 810 di rado 612 foglioline coriacee, lucide, a picciolo strettamente alato. Fiori riuniti in pannocchia cilindrica, rossobruni o gialli, fiorisce da marzo a maggio. Il frutto è una drupa rossastra e poi nera, matura in inverno.
Tutta la pianta emana un intenso odore proveniente da una resina detta “Mastice di Chio”. La sua produzione era molto abbondante in questa isola greca dove mastìche indicava, infatti, la resina chiara della pianta ottenuta praticando nella corteccia, del fusto e dei rami, alcune incisioni dalle quali fuoriesce la linfa che si rapprende in granuli sferici delle dimensioni di un pisello, che si conservano in vasi di vetro ben chiusi, da ogni pianta si possono ottenere annualmente circa cinque chilogrammi di resina.
L’olio essenziale in essa contenuto ha proprietà balsamiche, antinfiammatorie, sedative ed antisettiche delle mucose, l’alto contenuto di sostanze tanniche ne fanno un valido aiuto in caso di dissenterie, il loro uso rafforza le gengive e mantiene i denti puliti, sani e profuma l’alito, come già noto ai mussulmani che la distribuivano negli harem.