Magazine Cinema
Origine: UK
Anno: 2013
Durata: 97'
La trama (con parole mie): Bruce Robertson è un detective della polizia di Edinburgo in lizza per un'importante promozione alle prese con l'indagine legata all'omicidio di un giovane turista giapponese avvenuto per mano di un gruppo di balordi locali. Robertson, ossessionato dalle figure della moglie e della figlia, è preda, giorno dopo giorno, di una discesa nella spirale della dipendenza da alcool e droghe e di un allucinato viaggio interiore che lo porta a confrontarsi con i fantasmi del suo passato, le bassezze commesse verso i colleghi, gli amici e più in generale il resto degli esseri umani ed un crescendo che non gli permette più di distinguere la realtà dal delirio.Riuscirà l'arcigno poliziotto a vincere se stesso e sopravvivere alle sue debolezze? Il caso verrà risolto? A chi andrà la promozione?
Irvine Welsh è da sempre un autore piuttosto ostico, per il sottoscritto. Che si parli di romanzi o di pellicole tratte dagli stessi, finisco sempre per impiegare un pò ad apprezzare il lavoro del ruvido scrittore scozzese: come se dovesse farsi il culo, perchè possa volergli davvero bene.Il lercio è stato un'ottima interpretazione di questa curiosa consuetudine: in una serata di stanca di quelle in cui vorresti semplicemente abbandonarti sul divano e dormire fino alla fine dei tempi, il lavoro allucinato di Jon S. Baird - che, più che di noir e crime, pare cibarsi della stessa materia di Paura e delirio a Las Vegas e John dies at the end - ha faticato a carburare, lottando con le unghie e con i denti per passare dallo sconnesso tentativo di stupire di un nuovo regista affacciatosi sulle scene ad un ritratto notevole di un dramma di dipendenza e (dis)umanità assoluta.James McAvoy, che di norma siamo abituati a vedere recitare la parte del "buono", fornisce una delle prove più convincenti della sua carriera accollandosi il peso di un charachter che, di buono, ha davvero poco o nulla, un protagonista sgradevole ed ingombrante di quelli che si finisce per osservare come se fossero scarafaggi rivoltati, più per curiosità sociologica che non per empatia.Il suo Bruce Robertson, con fantasmi del passato annessi, è il cardine di una struttura sconnessa quanto lui, che rimbalza come una scheggia impazzita sullo schermo tra una sbronza, una striscia di coca, una scopata improvvisata ed una orchestrata alle spalle e ai danni di qualcuno, e se dev'essere qualcuno meglio che sia un collega, o un punto di riferimento da sfruttare non appena dovesse capitare l'occasione.Un ruolo non facile davvero, che il buon McAvoy porta in scena con un piglio assolutamente convincente, supportato da un cast di spalle di prim'ordine - dal veterano Jim Broadbent a Eddie Marsan, uno dei migliori caratteristi anglosassoni, senza dimenticare attrici come Pollyanna McIntosh, sottovalutata ed ancora poco sfruttata interprete dello splendido The Woman di Lucky McKee: l'insieme delle interpretazioni, accanto ad una costruzione forse lenta - considerando la durata effettiva della pellicola - ma efficace, contribuiscono a condurre lo spettatore - disorientato o sconvolto che sia - dalle parti di un finale da urlo, impreziosito - anche se si tratta soltanto di una chicca da cinefili - da titoli di coda a cartoon a dir poco perfetti, che mi hanno riportato alla mente l'effetto che, pensando alla cultura UK, hanno sempre avuto sul sottoscritto le opere di Orwell, uno dei più grandi geni della Letteratura di tutti i tempi.Per essere un crime movie da superamento del dolore decisamente scorretto ed assolutamente lercio - per l'appunto -, il lavoro di Baird funziona alla grande, riuscendo ad andare oltre i pregiudizi, lo spaesamento iniziale - almeno del sottoscritto -, una fluidità non proprio da manuale ed una materia decisamente poco in grado di rendere l'operazione "simpatica" a chi la osserva dall'altra parte dello schermo: un plauso, dunque, a Welsh e allo spirito con il quale è stato tradotto in immagini e trasformato in un Ulisse psichedelico di rimembranze dal sapore di whisky e James Joyce, che sarà pure stato irlandese, ma doveva avere più di un'affinità con i cugini - seppur più freddi, esperienza personale - compatrioti di William Wallace.Per un detective strafatto, senza controllo e completamente in mano ai suoi demoni, direi che non è cosa da poco.
MrFord
"Your beauty makes me feel alone
I look inside but no one's home
screw that
forget about that
I don't want to think about anything like that."Therapy? - "Screamager" -
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