IL LETTORE MILITANTE ovvero CARO GUGLIELMO

Creato il 15 dicembre 2012 da Ilglifo

Di gente che fa critica fumettistica in Italia ce n'è tanta. Troppa?
Non so.
Credo che abbia avuto ragione Gianni Brunoro quando disse "Non esiste la critica. Esiste il critico".
Un critico di quelli che esiste è Guglielmo Nigro. Guglielmo è uno di quelli che quando lui parla io prendo appunti e in questi giorni ho avuto l'onore di scambiare qualche chiacchiera con lui sul fumetto.
Da ciò è derivato questo post sul suo nuovo blog (ricordate Harry Dice...?)

Guglielmo mi ha dato un ottimo gancio per spendere due parole sul suo concetto di Lettore Militante, che di base, mi provoca ribrezzo. Quindi....
Caro Guglielmo, oh salve!
Il punto della discussione è se la "militanza" sia un approccio positivo, come sostengo io, o un approccio negativo, come sembra emergere da alcuni tuoi articoli.
Partendo dal presupposto che la mia posizione è un po' diversa da quella del "semplice" lettore, dato che io ho certamente un interesse personale a che le case editrici non chiudano (interesse che è un plusvalore rispetto al semplice, per quanto intenso, amore per il fumetto che può avere un lettore) sono assolutamente convinto che non si può e non si deve essere freddi rispetto alle proprie passioni.

Tu la chiami militanza, io comunicazione.
Ritengo che condividere ciò che penso con altri sia una cosa bella e che sia giusto anche ideologicamente lottare per sradicare un preconcetto diffuso di cui il fumetto è vittima da decenni.
Sono certo che essere (o voler essere) per pochi sia sempre e comunque un errore perchè essere (o voler essere) per pochi è come essere tirchi di spirito e aridi del desiderio di comunicarsi.

E nella mia vita la comunicazione è tutto. 
E' un errore? Non so. Ma io sogno un mondo in cui tutti possano scegliere quale rapporto avere con l'arte, con il sapere, anche con il semplice intrattenimento. Scegliere. E a volte perchè questo si realizzi manca solo una persona (militante?) che ti spieghi determinati percorsi. Che comunichi.
Quindi, venendo alla mia citazione...
"Oh ragazzi, siamo in guerra. Capitelo.
In questo senso dobbiamo essere tutti lettori militanti perché il buon gusto e la capacità di distinguere un fumetto che può attirare nuovi lettori da  un capolavoro che siamo in grado di appezzare in 500, non ci rende autosufficienti.Poi non vi lamentate se le serie e le case editrici chiudono.Soprattutto se in questo settore ci lavorate."
...il fumetto è un percorso (come un po' tutto nella vita).
Io adoro Dave Sim (nostra comune passione) e Breccia e Love and Rockets e via dicendo.

Ma se io propongo a mia zia o mio cugino o al passante per strada queste opere, me le tirano dietro allontanandosi dal fumetto per non tornarci mai più. E QUI il fumetto muore.

Il lettore è un po' come il pokemon. Si deve evolvere, partendo da determinate letture e arrivando ad altre, non migliori, ma semplicemente più complesse e sfaccettate, per poi tornare alle prime e godersi i diversi piani di lettura.
Servono perciò dei fumetti "esca" che possano avvicinare il lettore al medium. Walking Dead per esempio per evidenti motivi televisivi o anche Davvero che ha sfruttato con intelligenza il web. 
Se prestare o sostenere un fumetti come questi, per poi proporre Le Storie, Strangers in Paradise, Manu Larcenet, Calvin e Hobbes e via dicendo creando un percorso e sperando di poter avvicinare qualcuno al fumetto mi rende un lettore militante....bè, sono fiero di esserlo e spero che come me ce ne siano tanti in giro.
Ma dato che "militante" ha per me un'accezione negativa, preferisco pensarmi come  un lettore comunicante.

Perciò, quando dici
Leggere fumetti diventa militanza. La scoperta e la salvaguardia di un mondo ideale fatto di china, carta e computer graphics. Da lì a diventare critici del fumetto, il passo è brevissimo. È una necessità. Il motivo è ideologico, se non passionale, e in ogni caso rimane rinchiuso all’interno di una bolla autoreferenziale. L’importante è scriverne, e difenderlo. Non importa avere la competenza, o le idee, o il metodo. Quel che importa sono la determinazione e l’energia. E di nuovo, il fumetto ne muore.Perché tutte le altre persone, quelle che non apprezzano, capiscono o vedono il fumetto se ne fregano. E un giorno segue l'altro, su orbite diverse.
non mi sembra che tu abbia colto nel segno, perché ti manca la parte in cui il lettore che ama con passione il fumetto lo comunica.
Sostanzialmente ti contesto un approccio freddo. Snob, se vuoi.
Sia chiaro che non lo dico con accezione negativa, ma vorrei sottolineare il distacco eccessivo presente nella tua analisi tra il concetto di lettore militante e il tizio che compra Zagor e lo presta all'amico perchè magari a piacere a condividere con lui un qualcosa che ritiene bello. 
Consiglio a chi ha letto questa nostra chiacchierata pubblica di fare un salto sul tuo blog.
Soprattutto QUI e QUI, per rendersi conto della tua visione.
Rileggendo tutto però, mi sa che tu, più che di lettore militante, dovresti appunto parlare di critica militante.
Ma questa è una storia diversa che tra l'altro, mi riguarda molto meno.
Quindi, per concludere, sì, siamo in guerra.
Contro i preconcetti, contro l'ignoranza, contro i luoghi comuni, contro la stanchezza che ci portiamo a casa dopo la fine di una giornata di lavoro e che  impedisce ad un potenziale lettore di prendere in mano qualcosa da leggere e durare più di due pagine prima di addormentarsi, contro la disinformazione e contro coloro che non sanno come, cosa e quando proporci una lettura. Siamo in guerra contro il deserto delle proposte culturali, contro lo sforzo del primo passo che ci porti dentro una libreria.
Dedicare anima e cuore a proporre Cerebus (che è una delle cose più belle che ho letto da sempre e non mi stancherò mai di dirlo) ha un grande valore informativo.
Ma Cerebus non avvicinerà mai nessun nuovo lettore al fumetto. Al massimo manderà in visibilio un lettore consolidato.
Avvicinare nuovi lettori è la guerra da vincere, perchè solo così il fumetto sopravvive e magari, un giorno, prospererà.
Se l'arma da imbracciare per vincere questa guerra è un volume di Calvin e Hobbes e se il mio sparare consta nel prestarlo a qualcuno...bè, io vado in prima linea e mi auguro di voltarmi e di trovare un esercito alle mie spalle e non strateghi che consigliano delle ritirare per consolidare piccole territori eretti a mo' di riserva.  
Con affetto e stima
Andrea

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