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Il Libero Contante (o, della possibilità di fare il male nella libertà)

Creato il 04 gennaio 2013 da Peppiniello @peppiniello

Il Libero Contante (o, della possibilità di fare il male nella libertà)

Da qualche giorno è partita una campagna telematica a favore del contante libero, alla quale ho naturalmente aderito. Dico naturalmente poichè, data la mia posizione libertaria, non posso che vedere malissimo il tentativo di porre freni e divieti alla circolazione di un elemento così importante per la civiltà come la moneta.

Nel sito http://www.contantelibero.it/documenti/10-punti-per-il-contante-libero/ promotore della campagna, sono riassunte ottime motivazioni per lasciare la libera circolazione del contante.  Interessanti risultano anche i seguenti articoli di Andrea Benetton http://www.libertiamo.it/2011/12/17/elogio-del-contante-strumento-di-liberta-contro-banche-e-governi/ e di Francesco Carbone  http://vonmises.it/2013/01/04/5091/

Uno dei punti più rilevanti, che troverete spiegato ampiamente da Benetton, è che vietare l’uso del contante significa far si che ogni transazione debba aver necessariamente come intermediari le banche; se non dovesse esistere più contante, rimarranno come mezzi di scambio solo i depositi bancari; leggiamo allora l’art 1834 del CC:

“Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria, alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l’osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi.”

In pratica i soldi diventano de facto di proprietà delle banche a cui ci si affida; naturalmente, diventando fondamentale la stabilità e la solvibilità bancaria, diviene essenziale far si che lo stato si prenda cura di ciò; e che i depositanti si sentano sicuri che i loro soldi non spariranno nel nulla; cioè, in altri termini, che le banche non possano fallire.

Si deve quindi provvedere a che lo stato metta al sicuro i depositi, tramite un sistema d’assicurazione degli stessi; il che porta ad un implicito problema di azzardo morale nel comportamento delle banche , consce del fatto che, in qualsiasi modo esse si avranno a comportare, non potranno fallire; e saranno spinte ad assumersi più rischi di quanto farebbero senza questo tipo di misura.

Ma il vero motivo per cui gli stati hanno convenienza ad eliminare la circolazione del contante, e lasciare solo la moneta elettronica, è rendere virtualmente impossibile l’evasione fiscale. Quando ogni tipo di di scambio sarà tracciato, ed analizzabile dall’agenzia delle entrate, non ci sarà più spazio per l’evasione, e nessuna possibilità di sfuggire al controllo dell’agenzia delle entrate. Non siamo, ad oggi, troppo distanti da questa situazione; ma quello che gli apologeti dell’abolizione del contante non dicono è che, una volta che tutto passi sul e dal computer, analizzato dall’occhio di stato; una volta che la nostra intera esistenza, i nostri acquisti, tutti i nostri comportamenti e spostamenti siano a disposizione del  grande fratello orwelliano, avremo finalmente un totalitarismo in piena regola, come mai si era riusciti nella storia a realizzare.

La pericolosità di una cosa del genere è d’una gravità talmente elevata da non dover nemmeno essere sottolineata; è una mossa liberticida senza precedenti (hitler e stalin sarebbero stati contenti come delle pasque se ai loro tempi la tecnologia avesse dato la possibilità di mettere in atto un controllo così totale sulle vite delle persone; ma solo oggi si dà la possibilità di realizzare il totalitarismo in maniera integrale e compiuta).

Quello che, nei vari articoli che fino ad oggi ho letto, non ho trovato è, però, una seria analisi delle motivazioni etiche che rendono invece non solo legittima, ma anzi auspicabile, una posizione del genere. Voglio riportare, per questo motivo, una citazione che ho letto oggi sul gruppo del Tea Party Italia (spero che l’autore non se la prenda a male; non è una accusa nei suoi confronti, e non sta inventando nulla; la prendo solo perchè emblematica del tipo di posizione con cui è necessario fare i conti):

“Criminalità organizzata e corruzione proliferano grazie all’uso dei contanti. Lavoro nero e transazioni in nero idem. A chi servono i contanti ? I principi di libertà sono una cosa ma vanno anche calati nella realtà. Libertà non significa anche libertà di delinquere, cosa che la disponibilità del contante favorisce. Immaginate un sequestro di persona : riscatto pagabile su CC n° xxxxxx presso Banca yyyyyy …. Sbaglio o ingenere i riscatti si pagano in contanti ? Siete a favore della libera circolazione di pistole e mitra come negli USA ? Non è diverso. Il possesso di una pistola non implica che la userai per fare un omicidio, però …. La disponibilità facile di contanti non implica che li usi per corrompere, però …” 

Fare i conti con questa posizione, magistralmente espressa qui sopra, significa fare i conti uno dei pensieri ossessivi d’una civiltà in decadenza (culturale e morale prima ancora che economica), atterrita dalla paura e dal senso di insicurezza permanente; che tanto più si riempe la bocca con la parola libertà, e tanto più non sa che farsene; e non aspetta altro che disfarsene; che aspira a privare l’essere umano d’ogni forma di arbitrio personale.

Tacciare di ingenuità una posizione simile (accusando chi se ne faccia portatore di ignoranza, di poco oculatezza o altro) è, questo si, ancora più ingenuo dell’aderire acriticamente alla posizione su espressa; so che sembrerà esagerato, ma oggi si sta, in definitiva, evitando di fare i conti con il problema del male: l’uomo non è santo nè demonio, bensì una via di mezzo (kant diceva che il legno umano è fatto storto, e nulla e nessuno potrà mai raddrizzarlo); con un clamoroso processo di rimozione, s’è perso di vista il potenziale positivo insito in ogni uomo, e si guarda solo il negativo, cercando di inventare modi sempre più sofisticati per arginarlo; meno libero è ognuno di noi di fare e di pensare, meno potrà nuocere agli altri ed a se stesso; da qui l’ossessione per la sicurezza, il problema del femminicidio, la sacralità della salute e del benessere, l’odio per ogni forma di arma e di violenza (che non sia di stato, in quanto unica legittimata) ecc.

Bisogna prendere atto che siamo in pieno territorio hobbesiano: per vincere l’homo homini lupus, per eliminare la possibilità che ognuno di noi, seguendo i propri istinti, possa fare del male, possa compiere il male, bisogna che di tale problema si faccia carico il leviatano; che diventa l’unico a poter legittimamente fare del male, far uso del male, della violenza, dell’arbitrio; perchè al di sopra di tutto e di tutti.

Così del contante non si vede  il suo contenuto positivo (ma non per cecità, stupidità o ignoranza; ma perchè c’è una sproporzione tra bene e male), ma soltanto il fatto che, mediante il suo uso, si può fare del male (evasione, ricatti, estorsioni, mafia, criminalità); e come può un contenuto positivo sovrastare il potenziale uso negativo? non può; nell’ottica attuale, che implicitamente tutti conosciamo e portiamo dentro di noi, non si può.

L’ideale del nostro tempo è far scomparire (o limitare con fortissime regolamentazioni e restrizioni) ogni singolo oggetto o comportamento che possa generare del male; spinta sino in fondo, tale posizione implica il fermare, il bloccare sostanzialmente ogni azione o comportamento, perchè tutto può esser foriero di positività, così come di negatività. Il potenziale creativo, innovativo, la possibilità di fare del bene, non ha più alcun valore a fronte della possibilità del suo opposto. Il male va sconfitto, ad ogni costo. Anche se questo dovesse comportare la trasformazione degli uomini in sonnambuli, o nei famosi “Uomini vuoti” di T.S. Eliot



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