Quell’anno in Val Bormida e per tutto il circondario si fece un gran parlare del “libro apocrifo del Cayro” più che della “pinacoteca scomparsa” di cui si conoscevano le preziosissime opere in essa conservate, ma nessuno dei cairesi sapeva indicare dove fosse ubicata tale famosa e preziosissima pinacoteca.
Neanche i più anziani si erano mai posto il problema di dove fosse stata realmente la ricca collezione di quadri, solo alcuni discendenti di una famiglia del Carretto avevano fatto capire che si trattasse di una grande sala sotterranea, non molto distante dal Castello e dal Palazzo Scarampi della torre quadra.
Ai primi di agosto giunsero in Italia alcuni valbormidesi che vivevano tutto l’anno a Londra e che passavano un mese estivo con i parenti a Mallare e a Cairo, con il desiderio di trovare il libro apocrifo.
Pare che uno di questi fosse un impiegato del catasto sotterraneo, con gli uffici situati nella torre di Londra [“Cadastre of underground tunnels and walkways throughout Europe”] ed avesse reperito alcune mappe antiche del centro storico di Cairo con alcune indicazioni vche potevano aiutare a trovare i locali dell’antica pinacoteca scomparsa.
Questa famosa Pinacoteca era già in voga alla fine del ‘600 e risulterebbe che lo stesso protofisico Pietro Larghero, quello stesso che nel 1623 aveva voluto l’erezione della chiesa campestre dedicata alla Madonna del Bosco, ufficializzata con atto notarile di Bartolomeo Calaverone, avesse poi fatto dipingere un quadro di grandi dimensioni oppure un affresco sulla parete della sua chiesa, nel quale era ritratto il paese di Cairo M. durante l’assedio dei “gallorum et allobrogorum” avvenuto il 2 luglio 1625.
Una copia del dipinto eseguita dallo stesso autore sarebbe ancora oggi conservato all’interno della nostra Pinacoteca scomparsa. Ne esisterebbe un’altra copia eseguita mezzo secolo dopo dal frate cappuccino pittore Anastasio Fontana su richiesta del più noto fratello Matteo Fontana e conservata tuttora dai discendenti.
Dal quadro del Fontana si vede che nel 1625 non vi era ancora la chiesa di San Lorenzo in quanto venne ampliata e ultimata dopo il 1631, per adempiere al voto solenne, fatto pubblicamente in riunione collettiva, dai cairesi sopravissuti alla terribile peste che aveva colpito la Val Bormida e altri luoghi del territorio italiano.
Sulla sponda destra della Bormida vi erano le tende degli assedianti che, oltre alla cavalleria avevano portato sette cannoni; tre dei quali furono piazzati vicino al Rio Quaro, in posizione sopraelevata. Spararono in totale circa 144 colpi oltre le mura di Cairo, nel recinto dell’abitato e vi fu un morto, un cairese rimasto sotto le macerie di un’abitazione colpita da una cannonata.
Dietro alla tela dipinta dal frate pittore è straordinariamente riportata, ed ancora ben leggibile, la seguente dicitura in latino: “Anno Domini 1625, die 2 juli. Gallorum et Allobrogum eserciti. Oppidum Cairi obsidet. oppugnat ut capit. tormentis muralis 144 ictibus esplosis. Victores multa depopulantur, postero autem die liberatis Oppidanis, Virgine intercedente, recedunt.
Ex sumpto ab illo, quod extat Cairi in Ecclesia Virginis vulgo Del Bosco 1787
Matteus Antonius Fontana –
Bruno Chiarlone
http://trucioli.it/2013/09/19/liguria-di-strade-e-parole/
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