Magazine Cultura
Essendo un fanatico dei libri, mi capita di associare episodi della mia vita con quelli dei libri. Ieri sono tornato nella casa di un'amica che fino agli otto anni è stato il luogo preferito dei miei giochi. Laura era anche la mia compagna di scuola e vivendo vicini ci incontravamo spesso. Sono passati poco più di trent'anni e forse è per questo che incontrarla assieme alle sue sorelle e ai suoi genitori ha generato in me una sorta di turbinio di pensieri tra la storia che la vita ha scritto per me e quelle trovate nei libri. Stare con Laura e le sue sorelle, i loro genitori e un gruppo di bambini festanti: mi è sembrato di fare capolino nel salotto delle sorelle March, nella scena finale del libro di Ascott, quando si ritrovano, provenienti ognuno dai propri destini. E poi, al termine di questo piacevole pomeriggio, a pensare: è "Piccole Donne" il libro che mi rappresenta in questo momento? Non credo, perché ho chiaro che quello a me più vicino è "Il ragazzo che ama Shakespeare" di Bob Smith. Soprattutto ieri mi rappresentava perfettamente: un uomo che ama i libri e li usa come strumento di interazione con gli altri e che ricorda il suo passato per poi, alla fine, tornarvi fisicamente. E volete sapere qual è stato il massimo? In quella splendida cornice abbiamo parlato di libri. Un pomeriggio migliore non potevo chiederlo
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