Questo libro nasce da una lunga intervista al più conosciuto dei cantori tradizionali salentini: Uccio Aloisi. È suo il racconto (trascritto in dialetto e tradotto in italiano) che tocca i temi del lavoro, della musica, della lotta per una vita migliore… Il doppio CD allegato al libro consente di ascoltarne la voce che, con incredibile forza affabulatoria, ci trasporta attraverso gioie e dolori, racconti, storie, canti e musica. I canti: per Uccio è impossibile raccontare senza scandire la narrazione cantando. Ecco allora gli stornelli, mara l'acqua, la pizzica degli Ucci, Uccia canaja, Santa Cesaria, Lu Santu Lazzaru…
Tutti brani che fanno parte del vastissimo repertorio che Uccio, insieme agli altri Ucci (fra cui lo scomparso Uccio Bandello) ha reso noto a tutti gli appassionati musica tradizionale del Salento. Dalla prefazione di Alessandro Portelli: «È con l’arrivo della scrittura, della scuola, che il mondo si divide fra istruiti e "ignoranti". Uccio Aloisi è un esempio straordinario di resistenza a questa spartizione: non è istruito, ma è sapiente lo stesso. All’esclusione e allo stigma che dovrebbe comportare l’analfabetismo risponde con il sapere di una cultura orale – la lingua, i suoni, i canti, le feste, i riti; ma anche il lavoro con le sue tecniche, e la memoria storica (le occupazioni delle terre) […] È una sapienza che non è diversa solo per contenuto, ma anche per modo […] Il lavoro si impara guardando gli altri lavorare e lavorandoci insieme, magari «rubando» il mestiere; le canzoni si imparano ascoltando e cantando insieme […] Per questo, il sapere di Uccio Aloisi è soprattutto un’appartenenza, un’identità».
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COMMENTI (1)
Inviato il 05 novembre a 05:31
Ho conosciuto Uccio alla festa dei Pugliesi nel Mondo a Casarano il 2 agosto 2008. Lui si era esibito dopo che io avevo declamato le mie poesie sul Salento e la sua morte mi ha particolarmente intenerito perchè nonostante i suoi anni era una persona vitalissima!Ho voluto dedicargli una mia poesia a futura memoria.
A UCCIO ALOISI
Sei partito al suon dei tamburelli tra la tua gente che faceva festa, sui rami anche cantavano gli uccelli di questo giorno pianto non ne resta.
La tristezza aleggiava è anche vero ma l'amaro si fondeva all'allegria non era un funerale mesto e nero ma un giorno di saluto in ogni via.
Sembrava tu cantassi uno stornello dalle grancasse ancora accompagnato la gente rispondeva al ritornello
letizia come vivo hai seminato. A tutti del tuo cuor lasci un brandello al suono d'una pizzica esultato.
Salvatore Armando Santoro (Boccheggiano 4.11.2010 15.25)